Con la prima gettata di ghiaia in mare, sono ufficialmente partiti i lavori per la realizzazione della nuova diga del porto di Genova. Il via alle operazioni è arrivato nella mattinata del 4 maggio, con una cerimonia che ha visto il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci schiacciare un pulsante rosso a Palazzo San Giorgio, sede dell’Autorità di sistema portuale del mar Ligure occidentale.
Insieme a loro c’erano anche il viceministro Edoardo Rixi, il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini e Pietro Salini, l’amministratore delegato di Webuild. Gruppo, quest’ultimo, che insieme a Fincantieri, Finconsit e Sidra forma il consorzio PerGenova Breakwater, che si occuperà di gestire il cantiere. La diga foranea del porto di Genova è un’opera da 1,3 miliardi che consentirà l’ingresso di navi più grandi per migliorare il traffico di merci e container.
In cosa consiste il progetto
Un compito gravoso, perché la nuova diga di Genova è l’opera unica più importante prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e dovrà essere completata entro il 2026. Tecnicamente, la diga foranea sarà realizzata a una profondità che in alcuni punti toccherà i 50 metri, un livello quasi mai sperimentato al mondo per opere simili. Saranno impiegati 104 cassoni in cemento armato, ciascuno dei quali sarà alto come un palazzo di dieci piani. In tutto, la diga sarà lunga 6,2 chilometri e sarà posta a una distanza di 400 metri dalle banchine del porto, consentendo così di ottenere un bacino di evoluzione per le manovre delle navi da 800 metri di diametro.
“Ce la metteremo tutta. Ci mettiamo tutta la nostra buona volontà per realizzare la diga. Questo sforzo lo facciamo per il paese”, spiega Salini, l’ad di Webuild. Proprio quest’ultima, insieme a Fincantieri, una delle altre aziende che compongono il consorzio PerGenova Breakwater, aveva realizzato tra il 2019 e il 2020 il ponte San Giorgio, dopo il tragico crollo del ponte Morandi dell’agosto 2018. “Se non ci riusciamo noi con le migliori tecnologie e con le migliori imprese di Italia – aggiunge l’ad – vuol dire che era più difficile di quanto abbiamo pensato“.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-05-04 15:41:17 ,