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Ai giovani, l’attore è un mestiere fortemente politico
(ANSA) – GIFFONI VALLE PIANA, 29 LUG – “Credo sia un lavoro
fortemente politico, perché ognuno di noi, prima di essere un
artista sul set è un cittadino”. Così Silvio Orlando parla del
mestiere d’attore rispondendo ai ragazzi di #Giffoni50plus, dove
oggi ha ricevuto il premio Truffaut. Quanto ai suoi prossimi
impegni, “Pensavo fosse un grande amore. E invece era solo un
uovo”, ha detto l’artista citando il trailer di uno spettacolo
“che spero di portare a teatro in autunno, La vita davanti a sé
di Romain Gary. La storia parla di un orfano che ha tutta la
vita davanti e di questo è fortemente angosciato”. Non è l’unico
progetto all’orizzonte. In cantiere l’uscita di due film: Il
bambino nascosto di Roberto Andò e Ariaferma di Leonardo Di
Costanzo.
Orlando, dopo aver parlato dei suoi esordi, ha poi confidato
ai ragazzi di aver lottato per anni con la sua insicurezza e le
sue fragilità: “Prima non riuscivo a parlarne, era quasi un
tabù. Poi, piano piano, sono riuscito ad esorcizzare le mie
fratture, che credo fossero legate in particolare alla morte di
mia madre, scomparsa quando avevo solo nove anni, dopo tre di
sofferenze in cui giorno dopo giorno ho visto il suo corpo
decomporsi. Questa cosa poteva avere esiti catastrofici, invece
mi ha rinforzato e mi ha fatto capire che potevo esorcizzarla
regalando un sorriso alle persone. Forse è un sorriso in cui
metto una traccia di quella malinconia, ma alla fine sono sempre
stato convinto del fatto che l’essere umano è in fondo portatore
sia di ferite che di poesia”. Orlando non ha poi nascosto
l’emozione di trovarsi in una Giffoni e in un festival che ha
cambiato pelle: “Di Giffoni non parla mai male nessuno, lunga
vita al festival e speriamo che duri per sempre. Sono
emozionato. L’ultima volta che sono venuto qui era il 1995 ed è
cambiato tutto. Nella prossima vita voglio essere Claudio
Gubitosi”. (ANSA).
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