Il venerdì prima delle elezioni italiane, il 23 settembre, in tutta Italia e nel mondo si terrà un nuovo grande sciopero per il clima. Nel nostro Paese avrà un valore doppio: non solo sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza climatica in corso, ma anche fare pressione affinché il voto alle urne sia indirizzato verso forze che mettano la lotta alla crisi climatica al primo posto. Anche per questo i Fridays For Future italiani hanno subito sottoscritto l’appello “Un voto per il clima”. Tra gli attivisti più impegnati nella richiesta di un «confronto pubblico fra Fridays For Future e partiti per parlare di clima e disuguaglianze sociali», c’è Giorgio Brizio, ventenne della sezione torinese.
Perché è importante aderire all’appello degli scienziati?
«Uno dei nostri motti è stato sempre “United behind the science”, uniti dietro la scienza. La comunità scientifica è unita e concorda sia sull’origine antropica del surriscaldamento globale sia sul fatto che ci sia ormai pochissimo tempo per tirare un freno. Ecco, solo per questo, tutti dovrebbero firmare».
Soprattutto in vista delle elezioni, che voi definite le prime “climatiche”.
«Quella di Green&Blue è una iniziativa importante e forte per mettere la questione clima al primo posto dell’agenda politica. La legislatura che si formerà coincide con gli ultimi anni per arginare l’emergenza in tempo utile, 6 anni e 11 mesi per l’esaurimento del carbon budget. Vogliamo che siano davvero elezioni climatiche».
Anche voi avete un programma?
«Stiamo lavorando a una serie di proposte che faremo e sì, uscirà un nostro programma».
Cosa chiedete a chi si candiderà per guidare il Paese?
«Quello di cui abbiamo bisogno ora è un confronto aperto, pubblico e nazionale con le forze politiche. Abbiamo nominato otto portavoce: sono tutte e tutti disponibili, cosa aspettano le forze politiche?».
Nel confronto che chiedete porterete proposte concrete?
«Le nostre proposte saranno concrete, dirompenti, alla radice del problema, e tenteranno di indicare anche le strade su come reperire fondi per poterle sostenere. Una di queste sarà sicuramente il trasporto pubblico gratuito. Su come finanziarli, stiamo facendo ragionamenti. Dall’ultimo rapporto Ipcc sappiamo che il 10% delle famiglie più ricche del Pianeta emette in atmosfera fra il 34% e il 45% delle emissioni climalteranti dovute ai consumi domestici, mentre il 50% dei poveri contribuisce solo fra il 12 e il 15%. In Italia c’è uno 0,2% con un patrimonio superiore a 5 milioni di euro mentre nel Paese continua uno stato di povertà molto avanzato. Per noi bisogna tassare i più ricchi».
Una sorta di “patrimoniale climatica”?
«Sì, potrebbe, anche se non l’abbiamo definita così. Crediamo che rivolgersi alle persone con un patrimonio sopra i 5 milioni di euro debba essere doveroso. Inoltre c’è un discorso sugli extra profitti: per esempio quelli di Eni, che insiste ancora sui combustibili fossili, sono aumentati del 700% negli ultimi anni lucrando anche su guerra e i prezzi dell’energia e vanno dunque tassati e recuperati».
Fra le vostre proposte anche la settimana lavorativa breve.
«Tutte le nostre idee sono collegate al clima e contro le disuguaglianze sociali. Abbiamo idee che riguardano salario minimo, acqua, case popolari, comunità energetiche e sì, anche settimana lavorativa breve».
Avete già detto che voterete in base ai programmi. C’è qualche partito oggi a voi più vicino?
«Vogliamo che la politica, i partiti, si confrontino con noi sulle soluzioni alla crisi climatica: poi leggeremo i programmi e sceglieremo alle urne di conseguenza. Possiamo anche trovare posizioni più vicine alle nostre, ma non faremo certamente un endorsement. Il centrodestra al governo? Alcune affermazioni ci lasciano perplessi, come ad esempio la volontà espressa da Salvini di riproporre Cingolani che per noi, tra false promesse e un cambio di passo e paradigma annunciato ma non avvenuto, è stato un ministro della “finzione ecologica”. E poi ci sono partiti profondamente legati alle lobby dei combustibili fossili, gli stessi che ostacolano il cambiamento che vorremmo: da una necessaria nuova legge sulla cittadinanza alla sanità pubblica di qualità, passando per i diritti della comunità Lgbtqia+, la violenza di genere, il soccorso in mare, la lotta al caporalato, la legalizzazione della cannabis, l’eutanasia. Lo ripetiamo, noi siamo qui, discutiamone per il bene dell’Italia e delle persone che già oggi nel nostro Paese soffrono le conseguenze della crisi climatica».
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-08-15 00:36:20 ,www.repubblica.it