CASTEL VOLTURNO — Macché diminutivo. «Ormai ho la mia identità e dopo dieci anni di carriera da professionista sono felice di essere soprannominato il Cholito, anche se non è stato facile uscire dall’ombra di un papà campione e soprattutto all’inizio mi sentivo sempre sotto esame: molto di più dei miei coetanei. Poi però l’ho accettato e sono andato avanti senza altri condizionamenti, nel bene e nel male: è da un bel po’ che ho fatto pace con l’etichetta di figlio d’arte».