Giuseppe Conte, da guida gentile in emergenza a insidia costante per il governo- Corriere.it

Giuseppe Conte, da guida gentile in emergenza a insidia costante per il governo- Corriere.it


di Tommaso Labate

Del bonario premier che annunciava i lockdown non resta piu niente. Ora veste i panni del barricadero socio di una maggioranza di governo che passa il tempo a tenere l’esecutivo sul filo del rasoio

Racconta nelle ultime ore un ministro dei suoi vecchi governi, che gli rimasto affezionato e con cui si sente spesso, che il problema di Conte non Draghi ma Grillo. Racconta che Draghi finito in mezzo a una faida politica tra omonimi, Giuseppe contro Beppe e viceversa; che se Grillo avesse dato il via libera al terzo mandato dei parlamentari, le nuove tensioni tra il M5S e il governo sarebbero riesplose semmai dopo l’estate; insomma, che tenere sulla corda il presidente del Consiglio e l’esecutivo, a cui Grillo tiene tantissimo, l’ultima strada per provare ad avere finalmente mani libere da capo politico.

Che abbia tutte le ragioni del mondo, come sostengono gli amici, oppure che non ne abbia neanche mezza, come ripete la pletora di nemici, il Giuseppe Conte delle ultime settimane abbandona la strada di quel governismo dolce quasi oltre i limiti del buonismo, che ne aveva accresciuto gli indici di popolarit prima, durante e anche dopo l’esperienza di Palazzo Chigi; e veste i panni del barricadero socio di una maggioranza di governo che passa il tempo a tenere l’esecutivo sul filo del rasoio, minacciando dietro le quinte l’appoggio esterno salvo poi smentirlo (ieri), ventilando voti contrari che all’ultimo minuto diventano a favore (nell’ultima risoluzione sull’Ucraina), appiccando politicamente incendi che forse si spengono e forse no, di certo lasciano cenere e macerie.

Del cinquantenne bonario autoproclamatosi avvocato del popolo italiano, di quel Giuseppi che evocava tenerezza anche se evocato da una personalit come Donald Trump, del compagnone che davanti a una birra raccontava l’Italia a un’Angela Merkel che lo ascoltava assorta, del presidente del Consiglio che annunciava i lockdown accarezzando con le parole i titolari dei negozi di prossimit e promettendo loro i ristori che arriveranno, di tutto questo resta adesso poco o nulla. Avvicinatosi pi per vocazione umana che per professione di fede politica a uno stile che faceva gridare all’avvento del messia di una nuova Democrazia cristiana — con ex dc devoti come Gianfranco Rotondi e Bruno Tabacci che sognavano di costruire attorno a lui uno Scudo crociato nuovo di zecca — Conte diventato una specie di Mr.Hyde di se stesso, con movenze stilistiche che ricordano tanto il Matteo Salvini che si avvicinava pericolosamente al Papeeete e poco, pochissimo, il morigerato uomo di fede che di fronte alle insistenze di Bruno Vespa (Vogliamo vederla questa immagine?, Andiamo proprio sul personale, allora?) tirava fuori dal taschino della giacca l’immaginetta di Padre Pio, perch io ho una via personale religiosa e quindi prego anche, e penso spesso a Padre Pio.

Quella strana sintesi tra l’ultra-cristiano dovere di porgere l’altra guancia e l’ultra-laico approccio da chi il pugno di ferro lo riveste saggiamente con un guanto di velluto, un mix che era stato la sua fortuna, cede terreno al rancore che l’ex presidente del Consiglio ha riversato pubblicamente su Draghi, a quello sconcerto per le parole che ha rivolto contro di me nella vicenda della presunta richiesta del presidente del Consiglio a Grillo di togliergli i galloni di capo politico del M5S. La circostanza stata smentita da Palazzo Chigi e da Beppe Grillo, confermata dal sociologo Domenico De Masi al Fatto quotidiano e da Conte stesso ma, vera o falsa che sia la storia, il punto forse un altro: l’uomo che a ragione o a torto era stato baciato da un gradimento che evocava cose grandi ed epocali come pandemia ma anche immunizzazioni, sacrifici ma anche ristori, chiusure ma anche riaperture di massa, adesso rischia di diventare una maschera che rimanda a questioni piccole come possono esserlo terzi mandati di parlamentari e consiglieri regionali, deroghe a statuti, cavilli, regolamenti, governi sostenuti a met, appoggi esterni.

l’universale che si fa particolare, il senso di una storia grande che si fa cronaca piccolissima, in fondo l’opposto del Conte che sceglieva la piccola storia dei migranti tenuti a Malta nel gennaio del 2019 e che rispondeva a Salvini, suo ministro dell’Interno, con una grande lezione di umanit: Se lui tiene i porti chiusi, vorr dire che andr a prenderli io con l’aereo.

Non torner a essere il punto di riferimento dei progressisti, com’era stato salutato anche nel Pd, e forse rischia una fine politica da Tot Schillaci nei Mondiali di calcio del ’90, eroe indiscusso di una grande partita finita male. Nel suo presente c’ lo strano destino del personaggio tormentato della vecchia canzone di Tonino Carotone, vita intensa / felicit a momenti /e futuro incerto. Domani chiss.

1 luglio 2022 (modifica il 1 luglio 2022 | 00:17)



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Tommaso Labate , 2022-06-30 22:17:59 ,

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