È sempre più probabile che fosse una pista iraniana quella che veniva seguita dai 21 agenti segreti (13 del Mossad, 8 italiani) protagonisti del naufragio avvenuto il 28 maggio 2023 nel Lago Maggiore sulla barca Goduria condotta dallo skipper Claudio Carminati. In quella tragedia perse la vita la moglie dello skipper, la russa Anja Bozskova, un misterioso agente del Mossad appena andato in pensione, il cui nome di copertura era Erez Shimoni, e due agenti dell’Aise italiano, Tiziana Barnobi e Claudio Alonzi. Come rivelato domenica 24 marzo da Open solo qualche giorno fa in occasione della Giornata della Memoria delle vittime dei servizi segreti il Dis ha svelato nelle brevi biografie dei due caduti che si trovavano in servizio su quella barca. «Perde la vita», è scritto per ciascuno dei due, «nelle acque del Lago Maggiore il 28 maggio 2023, nel corso dello svolgimento di una delicata attività operativa con Servizi Collegati Esteri».
La pista lanciata da Channel 12 in Israele
Una settimana dopo il naufragio era stato il canale tv israeliano Channel 12 a ipotizzare citando fonti riservate che il gruppo di 007 italiani ed israeliani erano sulla traccia di un traffico di tecnologia per armi sofisticate prodotte dall’Iran e destinate alla Russia secondo un’agenzia di stampa turca. Non stavano seguendo, come era stato immaginato sulla stampa italiana, le attività di oligarchi russi che avevano abitazioni limitrofe a quel Lago. Lo stesso 007 israeliano defunto che al funerale è stato citato due giorni dopo la morte dal capo del Mossad con la sola iniziale del suo nome – M – secondo la tv israeliana non era in realtà in pensione e stava lavorando da tempo a una indagine su «armi non convenzionali iraniane».
Stessa ipotesi nella sceneggiatura della serie in 8 puntate sul naufragio
La pista iraniana è seguita anche dagli sceneggiatori Izhar Har Lev ed Esty Namdar che già a luglio dell’anno scorso hanno iniziato a scrivere con la collaborazione di un pool di giornalisti investigativi una serie tv in otto puntate- “Maggiore”, su quel che è accaduto quel drammatico giorno su quella barca. La serie è stata annunciata l’anno scorso da Variety, ed è prodotta con un costo di due milioni di dollari a puntata dal canale televisivo israeliano Yes Tv (lo stesso che ha prodotto la fortunata serie “Fauda”) insieme alla Israel’s Artza Productions di Dafna Prenner e all’italiana Talea produzioni. La scrittura è quasi terminata, e verrà rivista proprio per accogliere l’ufficializzazione della missione da parte dei servizi italiani, perché il Mossad non ha fatto mai alcun commento ufficiale. Eppure i 12 agenti sopravvissuti al naufragio sono stati immediatamente prelevati quel giorno da un aereo militare israeliano e riportati in fretta e furia a Tel Aviv senza che gli inquirenti italiani potessero raccogliere le loro testimonianze.
La prima vita in Samsung della agente Aise annegata quel tragico giorno
A rafforzare l’ipotesi della pista iraniana ci sono anche alcuni particolari che emergono dalla biografia dell’agente dell’Aise, Tiziana Barnobi. A differenza dell’altro sfortunato collega. Claudio Alonzi che aveva 22 anni di servizio alle spalle, la Barnobi era stata assunta all’Aise solo il 22 febbraio 2016, quindi aveva solo 7 anni di servizio alle spalle, un curriculum che contrasta con la sua presenza a quella riunione in barca di altissimo livello con il Mossad. Ex finalista di Miss Italia nell’edizione 1986 (aveva vinto la selezione di “Ragazze in gambissime” in Friuli Venezia Giulia), la Barnobi aveva studiato a Trieste per poi arrivare a Roma dove ha sposato un importante manager alla guida di un marchio di auto di lusso. E dal 2009 aveva lavorato per la Samsung Electronics. Secondo alcune ricostruzioni fatte in Israele e non smentite durante quel rapporto di lavoro la Barnobi si era occupata anche di un progetto di formazione di giovani ingegneri che Samsung aveva lanciato con il Politecnico di Teheran (l’Università tecnica Amirkabir) e in quella funzione avrebbe stretto legami in Iran che poi le sarebbero stati utili per le attività investigative all’Aise. Ecco perché la sua presenza era importante quel giorno.
Ora può cambiare la posizione processuale dello skipper finito sul lastrico
La stranezza della missione in gita viene però da un altro particolare: l’assenza alla riunione di agenti dell’Aise che avrebbero invece dovuto essere coinvolti in missioni di controspionaggio sul territorio nazionale, essendo quello il loro compito istituzionale. Certo oggi la rivelazione fatta involontariamente dal Dis e dalla presidenza del Consiglio dei ministri nelle biografie di Barnobi e Alonzi potrebbe dare una mano al povero skipper Carminati, finito sotto processo a Busto Arsizio per omicidio colposo. Sembra evidente, infatti, che il comando delle operazioni non potesse essere suo quel giorno e che la sua autonomia nel prendere decisioni di fronte alle previsioni di un meteo avverso fosse pressoché nulla. Carminati che all’improvviso si è trovato senza lavoro e vedovo ha dovuto vivere di aiuti di amici in questi mesi e non ha potuto nominare nemmeno un suo consulente tecnico per la perizia sul naufragio perché non aveva i soldi per pagarlo. Il suo legale, Marco Vittoria, però non ha voluto commentare le novità emerse dal Dis: «Fino a conclusione delle indagini», ha spiegato a Open, «non rilasceremo dichiarazioni, data la estrema delicatezza della situazione».
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www.open.online
2024-03-25 20:12:09 ,