L’intellettuale francese: «È nostro dovere fare tutto il possibile. Se gli ucraini smettono di combattere dopo toccherà ad altri Paesi, ci saranno nuovi attacchi»
Raphaël Glucksmann, da anni in qualità di intellettuale e di deputato europeo di sinistra lei denuncia le mire del Cremlino, e oggi vede con favore l’aiuto occidentale all’Ucraina. Perché fornire armi agli ucraini secondo lei è giusto? Ed è anche ragionevole?
«Perché anche io, come tutti, voglio la pace. E il solo modo di ottenerla è aiutare gli aggrediti, in modo che gli aggressori ricevano un colpo sufficiente a costringerli al negoziato. Invocare la pace non basta. È necessario anche opporsi a quelli che scatenano la guerra. Se i russi domani smettono di combattere, la guerra finisce. Se gli ucraini domani smettono di combattere, l’Ucraina finisce, e dopo l’Ucraina toccherà ad altri Paesi. Alla tv russa già si dibatte dei possibili futuri attacchi ai Paesi Baltici e alla Svezia. Non saranno certo le generiche invocazioni alla pace a fermare Putin».
Inviare armi è un passo in più verso l’escalation?
«Secondo la carta dell’Onu è pienamente legittimo aiutare un Paese che è stato invaso da un altro senza alcuna giustificazione, e questo non dà affatto all’Europa lo status di co-belligerante. Poi non stiamo inviando truppe, certamente non possiamo rischiare un confronto nucleare con la Russia. Ma il nostro dovere è fare il possibile, cioè aiutare quelli che non hanno altra scelta se non difendersi».
È possibile che proprio le perdite subite dalla Russia e la lentezza della loro avanzata consiglino a Putin di trovare una soluzione negoziale? Certe aperture delle ultime ore derivano da questo
?
«È la grande sorpresa di tutta questa vicenda. Putin pensava di instaurare il suo governo fantoccio a Kiev in 72 ore, nessuno aveva previsto una simile resistenza degli ucraini. Se l’Europa si sta risvegliando è grazie alla resistenza di gente che non ha mai voluto questa guerra, uomini e donne che pensavano alle loro case, ai loro lavori e ai loro bambini, e hanno dovuto imbracciare il mitra perché un tiranno bombardava le loro case. Se non li aiutiamo, l’Europa non conoscerà più la pace. Dopo la Cecenia c’è stata la Georgia, poi la Siria, adesso l’Ucraina, presto toccherà ad altri».
Molti in Italia pur non giustificando l’invasione chiedono di comprendere le ragioni della Russia, che sarebbe stata provocata dalla Nato.
«È una totale falsità. Proprio per non essere accusata di provocare la Russia, dal 2008 la posizione della Nato è di rifiutare l’adesione di Georgia e Ucraina. I missili nucleari Nato in Ucraina sono pura propaganda del Cremlino. L’Ucraina non stava affatto entrando nella Nato, e quelli che nel 2014 sono decessi uccisi dalla repressione in piazza Maidan avevano in mano la bandiera dell’Unione Europea, non quella della Nato. L’unica colpa dell’Ucraina è voler essere un Paese libero».
A
ltro argomento ricorrente di chi frena sugli aiuti a Kiev è la presenza dell’estrema destra in Ucraina.
«Lo trovo stupefacente. In Ucraina si tengono libere elezioni, dove l’estrema destra raccoglie tra il 3 e il 5 %, non di più. Chiediamoci adesso quali sono le percentuali dell’estrema destra in Francia, e anche in Italia. Comincio a trovare curioso questo atteggiamento intellettuale».
A che cosa si riferisce?
«Al fatto che a un certo punto diventa faticoso sopportare la retorica dei pappagalli del Cremlino, di quelli che anche in Europa ripetono pigramente, a dispetto di ogni logica e della realtà dei fatti, la propaganda di Putin».
Perché secondo lei? Resiste un antiamericanismo che fa guardare a Mosca con indulgenza, anche se la cleptocrazia ha sostituito l’Urss?
«Credo piuttosto che sia l’istinto di proteggere il proprio piccolo confort. Come diceva Romain Gary, se nel 1940 le élite francesi non hanno seguito il generale De Gaulle a Londra non è mica perché erano tutti petenisti, è perché amavano troppo i loro mobili! E poi c’è il vezzo diffuso di prendere una posizione apparentemente nobile, controcorrente, che fa sentire più intelligenti e profondi. Molto narcisismo».
C’è chi denuncia un clima semplificatorio, che annullerebbe la complessità delle analisi.
«Questi pseudo aristocratici del pensiero contemplano le case in fiamme dell’Ucraina senza riuscire a pronunciare una parola di solidarietà. E io sono in collera contro questa parte della sinistra europea che si crogiola nella compiacenza verso il tiranno e nell’invocazione di parole vuote, che permettono di sfuggire al dovere di assistere chi è aggredito. Sono i degni eredi di quelli che nel 1936 non volevano aiutare i repubblicani spagnoli “per non aggiungere guerra alla guerra”, dicevano. Ma quella non è pace, è approvare il trionfo di chi fa la guerra».
15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 07:37)
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Stefano Montefiori , 2022-03-15 06:37:40
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