LONDRA. Prendete un ingegnere olandese, un ecologista cinese naturalizzato americano e un meteorologo spagnolo, chiudeteli nella penisola egiziana del Sinai, agitate bene i tre cervelli, e avrete un risultato in grado di cambiare il mondo: il metodo per fare rifiorire il deserto. L’impresa a cui hanno messo le mani i tre suddetti scienziati, Ties van der Hoeven, John Liu e Millàn Millàn, suona fantascientifica come il nome della società di cui sono i fondatori: Weather Makers, alla lettera “i creatori del tempo”, inteso come condizioni atmosferiche. Piuttosto che alla fantascienza, loro preferiscono ispirarsi allo sbarco sulla Luna: “Il nostro potrebbe essere un grande balzo per l’umanità”. Come il primo passo compiuto dall’astronauta Neil Armstrong sul nostro pianeta satellite, anche quello che si apprestano a fare in Egitto non è in realtà tanto piccolo.
“Se qualcuno dubita che sia possibile fare diventare verde il Sinai, dovrebbe ricordarsi che anche portare l’uomo sulla Luna sembrava un progetto irrealistico”, dice Van der Hoeven al Guardian, che dedica un lungo servizio all’iniziativa. “All’inizio c’era soltanto una visione di quello che voleva la Nasa e poi si è trovato il modo di realizzarla. Lo stesso vale per il nostro piano e in generale per ogni programma rivoluzionario: la sfida da cui partire è la mancanza di immaginazione”.
UN PASSATO VERDE. La visione di un Sinai fiorito, oltretutto, non deve partire del tutto da zero: è una sorta di “ritorno al futuro”. Molto tempo fa, infatti, l’arido triangolo di terra che collega l’Africa all’Asia era un giardino verdeggiante: ci sono prove che fra 8 mila e 4500 anni or sono la penisola non fosse affatto desertica. Disegni ritrovati in caverne della zona mostrano immagini di alberi e piante. Gli archivi dell’antico monastero di Santa Caterina, situato nella regione, registrano annuali raccolti di legna. E immagini via satellite rivelano una rete di fiumi sotterranei che dalle brulle montagne di quest’area scendevano verso il Mediterraneo. Ciò che ha trasformato il Sinai in un deserto è stata probabilmente, come altrove sulla Terra, l’attività umana. I tre studiosi credono che una diversa attività umana possa ora rigenerarlo.
Il via all’operazione è venuto nel 2016, quando la Deme, una compagnia di grandi escavazioni belga, ha ricevuto dal governo egiziano il compito di provare a rivitalizzare il lago Bardawil, una laguna lungo la costa settentrionale del Sinai, un tempo profonda da 20 a 40 metri ma oggi ridotta a una pozza d’acqua. Scavare il lago per dargli maggiore profondità e aprire dei canali per fargli arrivare acqua dal Mediterraneo è il primo obiettivo dei Weather Makers, a cui la società di Bruxelles si è rivolta per avere una consulenza.
IL PRECEDENTE IN CINA. Ma nelle loro intenzioni questa dovrebbe essere soltanto la prima fase. Per proseguire il cammino, il partner cinese-americano ha mostrato ai suoi colleghi un documentario girato da lui stesso intitolato “Green Gold” (Oro Verde). È la storia di quello che è successo a Loess, un altopiano nel nord della Cina grande due volte la Francia. Nel 1994 era più o meno come il Sinai: una terra spoglia in cui i contadini non potevano fare crescere quasi niente. Piantando vegetazione, aggiungendo materiale organico al terreno, limitando gli animali da pascolo e incanalando meglio le acque, nel giro di due decenni è diventato una rigogliosa vallata.
Utilizzando una varietà di nuovi strumenti tecnologici, i visionari Weather Makers intendono applicare la stessa formula al Sinai. Se la loro scommessa avrà successo, gli effetti potrebbero andare ben oltre la penisola egiziana, trasformando le condizioni meteorologiche in una regione ben più vasta con benefici a catena sul clima e sull’economia. Soprattutto, potrebbe servire da modello per interventi simili in tutto il mondo: un piccolo passo per il Sinai, parafrasando la frase di Armstrong, un grande balzo per l’umanità. Del resto, i primi a fare “rifiorire il deserto”, secondo un’espressione diventata proverbiale, sono stati gli israeliani, con i kibbutz e i moshav, le fattorie che nella prima era del sionismo hanno cambiato volto alla Terra Promessa. Adesso, con l’aiuto di un terzetto cosmopolita, ci provano gli egiziani un po’ più a sud. Un miracolo? Nel Sinai, per chi crede nell’Antico Testamento, non sarebbe la prima volta.