Lo scorso giugno l’Agcom apre un fascicolo a carico della piattaforma di food delivery. A luglio si susseguono alcune audizioni, nelle quali Foodinho dice la sua. Ma senza riuscire a convincere l’autorità indipendente. Che la multa. Della app, che si è specializzata nel consegnare di tutto, anche tra utenti privati e non solo da esercizi commerciali, l’Agcom in particolare analizza quattro aspetti. Primo: la gestione del pacco. “L’applicazione provvede ad inviare la notifica al corriere (rider) che risulta più vicino, il quale procederà all’accettazione dell’ordine, al ritiro del prodotto, alla sua etichettatura, apponendo al bene (o alla busta o al pacchetto) una “bolletta” che ha tutte le caratteristiche essenziali di una etichetta”, scrive.
Secondo: i canali di comunicazione. “Durante la fase di consegna, l’fruitore e il corriere possono interagire mediante chat sempre tramite la piattaforma Glovo o telefonicamente”. In questo caso, “il rider utilizza un numero telefonico con prefisso 02, fornito da un provider terzo – Messagebird – contrattualizzato da Glovo”. Terzo, chiosa Agcom, “non esiste fatturazione, ma dalle comunicazioni elettroniche, via mail, acquisite agli atti, si evince che il servizio di esplorazione ha un costo disgiunto da quello del prodotto, e tiene conto della distanza chilometrica, del costo stimato del servizio, delle condizioni meteorologiche, dell’orario e delle commissioni aggiuntive in caso di ordini inferiori ad un determinato prezzo”.
E poi c’è la questione lavoro. La questione madre, quando si parla di food delivery. I rider, scrive Agcom, “agiscono per conto di Foodinho e secondo le sue stringenti direttive in materia di personale, di retribuzione, di rotte, di tariffe, di tracciamento dei veicoli, di aspetti inerenti alla security, di reso dei prodotti”. Niente di nuovo nel mondo postale, dove è pieno di corrieri autonomi che lavorano per le piattaforme. Tanto che Agcom non entra né nel tipo di contratto da adottare né contesta la mancata subordinazione. “È certo che da un punto di vista sostanziale essi lavorino per tale società e, dunque, la loro attività di recapito è senza dubbio riconducibile ad una organizzazione unitaria che fa capo direttamente a Foodinho”, conclude.
Cosa succede ora?
Per questo secondo il Garante la società, che nel 2022 ha fatturato in Italia 151 milioni di euro, deve sottoporsi alla controllo degli operatori postali. Quattro le accuse. La prima: “La condotta tenuta dalla società almeno potenzialmente è atta a danneggiare gli operatori concorrenti che esercitano regolarmente la medesima attività postale in conformità alle disposizioni normative di settore, in special modo quelle relative al costo del lavoro, e non fornisce ai clienti finali, i consumatori, quel set minimo di garanzie e di tutele che la regolazione dell’Autorità impone (numero gratuito di assistenza clienti; possibilità di presentare reclamo; di fare la conciliazione; di ottenere la definizione delle controversie innanzi all’Autorità)”.
Secondo: per Agcom “va rilevato che il carattere abusivo dell’attività è diffuso lungo tutta la catena del ciclo postale e non deriva da negligenza, ma dalla consapevole trasfigurazione dell’attività come estranea al settore postale; difatti, la condotta di Foodinho non è omissiva (non essersi curata che i riders fossero muniti di titolo), ma commissiva, consistente nell’aver creato una rete di offerta di servizi postali al pubblico, con impiego del proprio brand e del proprio know how e sotto i propri poteri di organizzazione, direttivi e di controllo”. La terza aggravante è la capillarità lungo il territorio nazionale e, quarto, pesa che faccia lo stesso lavoro di Glovo Infrastructure, “in tal modo configurandosi una continuità nell’illecito”. Per questo scatta la sanzione da 150mila euro e l’ingiunzione a non “porre in essere ulteriori comportamenti in violazione degli obblighi”. Detto altrimenti: devi diventare operatore postale. Ossia chiedere i permessi al incarico delle Imprese e del made in Italy, iscriversi all’albo dedicato. E sottoporsi al controllo dell’Agcom.