Nel 2019 era stato insignito del premio Nobel per la chimica “per lo sviluppo delle batterie agli ioni di litio ricaricabili”: John Goodenough è deceduto il 25 giugno 2023 all’età di 100 anni. È il più anziano ad aver ricevuto il riconoscimento. Insieme a Michael Stanley Whittingham e ad Akira Yoshino aveva infatti lavorato allo sviluppo delle batterie che oggi sono presenti in tutti i dispositivi elettronici come gli smartphone, i tablet e i computer portatili o nelle auto elettriche, che hanno permesso il passaggio al wireless.
La scoperta risale al 1979, quando insieme agli altri due ricercatori all’Università di Oxford nella facoltà di chimica organica, ha scoperto che l’ossido di cobalto di litio poteva essere utilizzato come catodo delle batterie agli ioni di litio, al posto del disolfuro di titanio, e rendeva possibile ottenere una considerevole densità di energia che veniva immagazzinata con un anodo diverso dal litio metallico. Tra le innovazioni a cui ha portato la scoperta c’è anche quella degli oggetti dei materiali a base di carbonio nelle batterie agli ioni di litio.
Goodenough si è spento nella città di Austin, dove ha sede anche l’università del Texas, che ha dato il triste annuncio della morte del professore emerito. Il matematico era nato a Jena, in Germania, il 25 luglio 1922 e aveva frequentato la facoltà di matematica all’università di Yale dove poi si è laureato nel 1944. Durante la seconda guerra mondiale ha assunto la posizione di meteorologo nell’esercito americano e in seguito ha conseguito un dottorato in fisica all’università di Chicago. Là ha avuto modo di conoscere un altro premio Nobel, Enrico Fermi, e a John A. Simpson, con il quale il fisico italiano era impegnato nel progetto Manhattan.
Dopo aver conseguito il dottorato, ha iniziato a lavorare al Mit di Boston, al Lincoln Laboratory, dove si è concentrato sullo studio della Ram e dove ha contribuito con il suo lavoro per 24 anni. A Goodenough dobbiamo anche la teoria del magnetismo, anche conosciuta come Regole di Goodenough-Kanamori.
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di Chiara Zennaro www.wired.it 2023-06-27 10:52:00 ,