Ma nonostante la nuova funzione di Apple, l’industria della pubblicità mobile ha registrato un boom negli ultimi anni, sottolinea Jake Moore, consulente complessivo di sicurezza informatica presso la società di sicurezza Eset. Moore definisce i risultati di Att “impressionanti” e suggerisce che Google abbia guardato all’impatto delle scelte di Apple prima di decidere come implementare il suo nuovo sistema.
Nel frattempo, l’azienda di Mountain View sta già consigliando agli sviluppatori di fare come se i cookie non esistessero. Google parte dal presupposto che anche un 20% dei suoi clienti che continua ad accettare il tracciamento sarebbe un buon risultato.
Permettere agli utenti di scegliere consapevolmente se utilizzare o meno i cookie è “un buon passo avanti“, afferma Simon Bain, amministratore delegato della piattaforma di OmniIndex, che sottolinea però l’importanza di rendere semplici i meccanismi che permettono di rifiutare il tracciamento.
“L’opt-out ha un impatto negativo sugli utenti – si chiede Bain –? Questi aspetti sono cruciali, perché se l’opt-out è nascosto nelle impostazioni della privacy e l’assenza di cookie comporta una riduzione delle funzionalità o alterazioni del flusso di lavoro, non si tratta di una scelta equa o eredità“.
Scelte consapevoli
Google evidenzia che il suo nuovo approccio consentirà agli utenti di “fare una scelta informata” e che potrà essere modificata in futuro.
L’intenzione è quella di rendere l’esperienza il più fruibile possibile. Fonti che hanno familiarità con la questione hanno confermato che l’attuale piano di Google prevede un prompt complessivo ben visibile, il che significa che agli utenti non verrà chiesto di ripetere la scelta su ogni sito.
Alcuni esperti tuttavia mettono in dubbio le intenzioni di Google. Sean Wright, un ricercatore di sicurezza indipendente, sottolinea che l’azienda possiede “un’enorme quantità di dati sulle persone“, un fatto che garantisce molto potere a “un’unica entità“. Secondo Wright, questo livello di controllo potrebbe mettere a rischio la privacy degli utenti.
Ma Google sostiene di aver ricevuto feedback da “un’ampia varietà di parti interessate“, tra cui autorità di regolamentazione, editori, sviluppatori web, società civile e settore pubblicitario. “Questo ci ha difeso a elaborare soluzioni che puntano a sostenere un mercato competitivo e fiorente che sostenga gli editori e gli inserzionisti, e permetta di incoraggiare l’adozione di tecnologie che migliorano la privacy“, afferma l’azienda.
Raggiungere un equilibrio sulla privacy è però un’impresa difficile per il più grande browser del mondo, il cui modello di business è fondato sulla pubblicità.
Se avete a cuore la vostra privacy è possibile che abbiate già abbandonato Chrome per un altro browser. Se non l’avete fatto, tra le alternative disponibili ci sono Safari di Apple, Brave, Vivaldi, Firefox e DuckDuckGo (Brave e Vivaldi in particolare sono basati sullo stesso motore di Chrome, e quindi includono alcune delle stesse funzionalità).
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
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di Kate O’Flaherty www.wired.it 2024-10-23 04:20:00 ,