di Viola Stefanello
Durante I/O, conferenza annuale organizzata a Mountain View in cui vengono presentate e discusse le nuove applicazioni e tecnologie a cui sta lavorando Google, l’azienda ha annunciato di star lavorando con un professore di Harvard a una nuova scala per misurare e identificare la tonalità della pelle: si chiama Monk Skin Tone Scale e prende il nome da Ellis Monk, il sociologo dell’università di Berkeley che l’ha sviluppata. L’idea è quella di rimpiazzare le vecchie scale che vengono ancora utilizzate dalle tech company per addestrare le intelligenze artificiali a riconoscere la pelle umana, molte delle quali hanno mostrato negli anni di non funzionare bene per le pelli non bianche.
I casi in cui queste scale obsolete hanno creato problemi sono molteplici. Le principali tecnologie di riconoscimento facciale, per esempio, fanno molta più fatica a riconoscere il genere di una persona di colore piuttosto che di una persona bianca. Diverse app che promettono di riconoscere il cancro alla pelle funzionano molto meglio sugli utenti bianchi. E, nel 2019, uno studio del Georgia Institute of Technology ha mostrato che le auto a guida autonoma hanno maggiori problemi a riconoscere i pedoni se non sono bianchi.
I fattori che portano le intelligenze artificiali ad essere “razziste” sono molteplici, ma uno dei più ricorrenti è, appunto, l’utilizzo di scale cromatiche in cui le varie sfumature di pelli bianche trovano più spazio di quelle di altre tonalità, come la scala Fitzpatrick, risalente agli anni Settanta e ampaimente utilizzata dalle tech company e le università. Se la scala Fitzpatrick si ferma a 6 diverse tonalità, la scala ideata da Monk e promossa da Google ne ha 10, ed è stata deliberatamente disegnata per rappresentare e includere un maggior numero di tonalità più scure.
Altre scale offrono fino a un centinaio di diverse tonalità, ma Monk ha spiegato che una scelta eccessiva porta spesso a risultati inconcludenti. “Di solito, se superi i 10 o 12 punti su questi tipi di scale [e] chiedi alla stessa persona di scegliere ripetutamente gli stessi toni, più aumenti quella scala, meno persone sono in grado di farlo“, ha spiegato. “A livello cognitivo, diventa davvero difficile differenziare in modo accurato e affidabile“.
L’adozione comincia dai motori di ricerca
La sfida, ora, è quella di portare la scala ad essere adottata da quanti più ricercatori e sviluppatori possibili. A questo fine, Google ha lanciato il sito skintone.google, in cui viene spiegato come integrare la Monk Scale nel lavoro della propria tech company, e ha annunciato che comincerà ad utilizzarla in alcuni propri prodotti, tra cui i filtri per le foto e la ricerca di immagini.
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www.wired.it
2022-05-17 13:40:57