Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha accettato di convocare il giurì d’onore chiesto dal leader del Movimento 5 stelle (M5s), Giuseppe Conte, a causa delle dichiarazioni fatte dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, contro il partito e l’ex membro Luigi Di Maio, in merito alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il fondo salva stati dell’Unione europea. Il giurì d’onore non è altro che una commissione di inchiesta parlamentare, prevista dai regolamenti di Camera e Senato, che ha il compito di giudicare fondatezza, pertinenza e veridicità delle accuse che i parlamentari possono scambiarsi in aula, se queste danneggiano la loro “onorabilità”.
Nonostante il nome altisonante e l’apparente importanza delle sue funzioni, il giurì d’onore non ha praticamente alcun potere se non quello di riferire alle Camere i risultati delle sue indagini. Per questo viene convocato molto di rado e, non avendo nessuna funzione sanzionatoria o punitiva, le controversie parlamentari portate davanti al giurì si sono risolte con semplici scuse o anche con un nulla di fatto. La sua convocazione ha quindi un valore prettamente simbolico, per attirare l’attenzione su temi che altrimenti verrebbero dimenticati immediatamente.
Nel caso del giurì richiesto da Conte, l’attenzione sta sulle strategie di delegittimazione usate da Meloni, che ha accusato il governo guidato dal M5s di aver approvato la riforma del Mes contro il parere del Parlamento, ingannando la gente. In realtà, i fatti e lo stesso documento portato dalla presidente in aula per sostenere la sua tesi dimostrano che le cose non sono andate così e che Meloni ha detto una cosa non vera. La cosa si sarebbe potuta risolvere in questo modo, ma Conte ha l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione del pubblico sull’errore di Meloni e per farlo il gran giurì è uno strumento perfetto.
Il giurì è composto da un numero di deputati o senatori rappresentativo della composizione del Parlamento, quindi le forze di maggioranza hanno la maggioranza anche dentro al giurì. Dopo la sua istituzione ha il compito di ascoltare le testimonianze dei deputati coinvolti, raccogliere la documentazione sul caso in esame e, in base a questi elementi, decide se l’onorabilità di chi lo ha convocato sia stata lesa o meno, per poi presentare le sue conclusioni alla Camera o al Senato, a seconda di dove sia stato richiesto.
Data la sua composizione e il fatto che sono solitamente le opposizioni a richiedere la sua convocazione, accade spesso che le indagini si concludano nel nulla, senza nemmeno arrivare all’esposizione dei risultati alle Camere, ma con semplici scuse tra le parti. Rispecchiando i pesi delle forze politiche in Parlamento non può nemmeno garantire una sorta di imparzialità e chi governa si trova anche in questo caso in una posizione di vantaggio.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2023-12-28 16:33:07 ,