La capogruppo del Pd alla Camera: passaggio molto delicato. La legislatura deve proseguire
Onorevole Debora Serracchiani, Pd, M5S e Leu hanno stretto un patto di consultazione sul Quirinale ma non hanno un candidato comune. M5S e Leu sembrano sbarrare il passo all’ipotesi Draghi, Letta è più possibilista.
«Con i colleghi del M5S e di Leu si è avviata una riflessione comune sul metodo e sul profilo che trovo positiva. Confermo che parlare di nomi è prematuro. Noi del Pd ci siamo dati appuntamento alla direzione del 13 gennaio. Mi sembra una linea responsabile quella di concentrarsi ora sulla manovra e sulle nuove misure per contrastare la quarta ondata del virus».
Draghi parrebbe aver posto il tema della sua candidatura al Quirinale, ora tocca ai partiti…
«Il 2022 sarà molto impegnativo a causa del risvegliarsi della pandemia e della sfida del Recovery che crescerà. Con la schiettezza e il rigore che lo contraddistinguono il presidente Draghi ha descritto gli innegabili risultati di governo e le sfide dei prossimi mesi. Credo che le forze politiche ne debbano tenere conto nella scelta del presidente della Repubblica. Per il Pd tre punti sono fuori discussione: la legislatura prosegua in continuità con l’azione di governo fino al termine naturale, all’elezione del capo dello Stato deve contribuire un arco di forze quanto più largo possibile, il profilo del presidente deve essere solidamente europeista».
Anche secondo lei come per Draghi il governo andrà avanti a prescindere da chi lo presiederà?
«Far saltare il governo è un’opzione nemmeno da ipotizzare in questo transito delicatissimo. Sarebbe irresponsabile distruggere le fatiche degli italiani e la credibilità internazionale accumulata».
Come spiega il feeling tra Letta e Meloni? Serve a sbarrare il passo alla candidatura di Berlusconi al Quirinale?
«Più che feeling è civiltà politica. Abbiamo sostenuto che per l’elezione del presidente della Repubblica occorre una scelta collettiva, cioè una maggioranza che sia la più larga possibile perché al Paese arrivi dalla politica un messaggio di coesione e condivisione sulle decisioni fondamentali. Quanto a Berlusconi, ammesso che sia la candidatura di tutto il centrodestra, è una candidatura che divide, l’esatto contrario di ciò che riteniamo necessario».
Le vostre strade non si incroceranno più con quelle di Renzi e Calenda?
«Si sono già incrociate in più test elettorali, e credo accadrà ancora. Se non accadrà, non sarà per volontà del Pd. Noi sappiamo che abbiamo una grande responsabilità nella costruzione del campo riformista ed europeista per sconfiggere la destra sovranista. Naturalmente occorre disponibilità e generosità da parte di tutti. Se c’è chi rifiuta l’intesa scegliendo la strada della testimonianza politica o dell’alleanza con la destra ne prenderemo atto».
Il governo prende nuove misure per il Covid.
«Bisogna fare i conti con la diffusione della variante Omicron, molto contagiosa. In Italia la situazione è migliore che in altri Paesi ma non si può abbassare la guardia. E per questo condividiamo l’atteggiamento di prudenza che il governo ha assunto e che abbiamo sollecitato in cabina di regia e nel Consiglio dei ministri. Procedere con speditezza sulle terze dosi, assicurare l’uso rigoroso del green pass e il rispetto delle regole per contrastare il contagio, rappresentano la strada per continuare a preservare la salute e la crescita economica».
Lei da presidente dei deputati dem ha un ruolo impegnativo, è ancora difficile per una donna fare politica?
«Sono i numeri a dire che in Italia è molto difficile: siamo poche. Il Pd con Enrico Letta ha voluto dare un segno concreto di cambiamento, ma serviranno ancora lavoro e tempo. Del resto non è un problema solo della politica ma dell’intera società, come racconta nella sua freddezza statistica, la percentuale degli occupati: 68% per gli uomini, 49% per le donne».
E bisogna sacrificare qualcosa?
«Sì, molto».
Nelle cariche elettive nel Pd le donne scarseggiano…
«È la logica conseguenza di una selezione che tiene indietro le donne fin dall’inizio, nel lavoro, nel reddito, nelle dirigenze e quindi nei ruoli apicali della politica. Avverto comunque una maggiore sensibilità nel partito e mi sembra significativa la scelta di candidare Cecilia D’Elia alle suppletive per la Camera del mese prossimo».
Le donne fanno poco lobby in Italia.
«È vero, una volta un caro amico mi disse che i giovani in politica sono convinti di dover uccidere il padre mentre non hanno ancora capito che devono fare una alleanza con i fratelli e le sorelle. Ecco credo che la sorellanza in politica non sia ancora patrimonio comune. Per fortuna però le donne stanno assumendo molti ruoli di rilievo e sono sempre più consapevoli di quanto sia importante fare squadra».
23 dicembre 2021 (modifica il 23 dicembre 2021 | 21:44)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maria Teresa Meli , 2021-12-23 22:03:54
www.corriere.it