Patrick Zaki è arrivato in piazza a Bologna per la sua festa e ha tolto personalmente lo striscione che chiedeva alle autorità egiziane di liberarlo, poi ha ricevuto la cittadinanza onoraria: “Oggi celebreremo, domani lotteremo di nuovo per chiedere la scarcerazione delle persone ancora detenute”.
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ha collaborato Beppe Facchini
È arrivato tra gli applausi di Piazza Maggiore, strapiena di gente. E i cori per lui a scandire il suo nome. Patrick Zaki è arrivato a Bologna prima di cena, per ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Matteo Lepore. “Ringrazio la città intera, che ha permesso la mia liberazione – ha detto arrivando – Questa è una città della libertà e dei diritti umani. Sono felice di essere qui di persona, finalmente, dopo anni di chiamate online“. Ancora cori. “Questa città è sempre a fianco di persone che difendono e rappresentano idee diverse – ha continuato l’attivista egiziano – È un esempio per chi non ha un posto. Oggi celebreremo, domani lotteremo ancora per chiedere la scarcerazione delle persone ancora detenute“.
Poi, affiancato dal sindaco e dal rettore Giovanni Molari, Zaki ascolta il conto alla rovescia scandito dalle mani che battono e rimuove, tirando una cordicella, lo striscione che da anni campeggiava su Palazzo d’Accursio per chiedere la sua liberazione. “Questa è la più grande campagna per un prigioniero di coscienza del XXI secolo – dice dal palco Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – come aver lanciato un piccolo sasso in un lago e abbiamo visto i circoli concentrici allargarsi sempre di più da Bologna e dall’Italia. Oggi raccogliamo i risultati di questa grande mobilitazione e vorrei che le energie raccolte in questi tre anni e mezzo siano dedicate ad altre cause molto importanti“.
Sul palco sale anche l’amministratore delegato del Bologna, Claudio Fenucci, che regala a Zaki la maglia numero dieci e lo invita presto allo stadio. Poi c’è il cardinale Zuppi: “È scattato per Zaki qualcosa di non scontato, abbiamo detto ‘è uno di noi’. La sua vicenda è diventata la nostra, di tutta la nostra città“.
È il turno di Zaki sul palco. Non parla in italiano, ma si scusa subito. È fuori allenamento, ancora per poco. “La lingua dei diritti umani è universale e internazionale, e non ha bisogno di traduzioni – dice Zaki ricevendo la cittadinanza onoraria – la città dell’accoglienza per tutte le persone che non hanno appartenenza“. Dice grazie a tutti, “grazie per avermi donato la libertà“.
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di Tommaso Coluzzi
www.fanpage.it
2023-07-30 20:00:37 ,