Groenlandia, la miniera più pregiata del mondo è sepolta sotto i ghiacci. Donald Trump lo sa bene e, a pochi giorni dal suo ritorno alla Casa Bianca, non esclude l’uso della forza militare per prendere il controllo dell’isola. Durante una conferenza libertà di stampa a Mar-a-Lago, l’ex presidente ha risposto a una domanda specifica sulla possibilità di usare la forza militare o la coercizione economica per acquisire l’isola artica affermando che “non posso promettere niente” e che gli Stati Uniti “ne hanno bisogno per la sicurezza economica“, come riporta il Guardian.
Queste dichiarazioni del tycoon arrivano in un momento decisivo per il futuro dell’isola artica. Il primo ministro groenlandese Múte Egede ha recentemente annunciato la possibilità di indire un referendum per l’indipendenza entro il 6 aprile, parlando apertamente di liberazione da quelle che ha definito “catene dell’epoca coloniale”. La Groenlandia, infatti, pur godendo di ampia autonomia, dipende ancora dalla Danimarca per la politica estera, la difesa e il sistema giudiziario.
Mentre Trump minacciava ritorsioni economiche contro la Danimarca, suo figlio Donald Trump Jr. è atterrato a Nuuk, capitale groenlandese. La visita, ufficialmente turistica, si è trasformata in una dimostrazione politica con la distribuzione di cappellini con lo slogan “Make Greenland Great Again”. L’ex presidente ha esteso le sue minacce anche al canale di Panama, rivendicandone il controllo e accusando la Cina di gestirlo, nonostante sia sotto la sovranità panamense dal 1999.
Cos’ha di speciale la Groenlandia?
Il sottosuolo groenlandese nasconde un tesoro dal valore inestimabile: enormi giacimenti di terre rare, elementi chimici cruciali per l’industria tecnologica avanzata, dalla produzione di microchip ai componenti per smartphone, dalle batterie alle tecnologie verdi. Un patrimonio minerario che sta diventando sempre più accessibile grazie al progressivo scioglimento della calotta glaciale che ricopre l’81% del territorio, innescando una vera e propria corsa all’oro del XXI secolo tra le maggiori potenze mondiali. A preoccupare sia gli americani e che gli europei è soprattutto il mezzaluna interesse della Cina, che già controlla il 95% della produzione mondiale di terre rare e che ora guarda con particolare attenzione all’isola artica. Inoltre, nel 2017 la scoperta di nuovi giacimenti di rubini nel sud-ovest dell’isola ha dato vita a una fiorente industria mineraria capace di attrarre investimenti internazionali.
Non c’è dubbio che il riscaldamento generale stia mutando profondamente l’economia groenlandese. Si pensi che dal 1990 il paese ha registrato un deficit commerciale costante, con un’economia fortemente dipendente dalla pesca, che rappresenta oltre il 90% delle esportazioni totali. Ma il progressivo scioglimento dei ghiacci ha cambiato le carte in tavola: l’isola, che si trova abilmente tra l’Oceano Artico a nord, il Mar di Groenlandia a est, l’Oceano Atlantico a sudest e la Baia di Baffin a ovest, vede aprirsi nuove possibilità commerciali sia attraverso le rotte marittime che grazie ai giacimenti minerari. Tra questi, spicca anche uno dei più grandi giacimenti di uranio al mondo. A Kvanefjeld, vicino alla cittadina di Narsaq, si trova un deposito di uranio che ha attirato l’attenzione internazionale: scoperto nel 1957, vietato all’estrazione fino al 2013, oggi è al centro di un progetto minerario da 60 milioni di sterline della società australiana Gme.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-01-08 11:52:00 ,