Il controllo della Groenlandia torna in primo piano nella politica estera americana. A cinque anni dalla cancellazione della sua visita di stato in Danimarca dopo il netto rifiuto danese alla sua proposta di acquisto dell’isola, il presidente eletto Donald Trump è tornato alla carica annunciando il 22 dicembre sul social network Truth social la nomina di Ken Howery, co-inventore di PayPal ed ex delegato in Svezia durante la sua prima governo, come nuovo rappresentante diplomatico americano a Copenhagen. “Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”, ha dichiarato Trump nello stesso messaggio. Si tratta del terzo tentativo americano di acquisire il territorio autonomo danese, dopo quelli del 1867 e del 1946, quando Washington offrì 100 milioni di dollari a Copenhagen.
Le ragioni di un’ossessione strategica
L’isola, che dal 2009 gode di ampia autonomia dalla Danimarca pur rimanendo parte del Regno, ha una cittadinanza di quando 56.000 abitanti ma un ruolo decisivo negli equilibri internazionali.
Da oltre un secolo e mezzo gli Stati Uniti considerano la Groenlandia una priorità strategica. L’isola non è solo la più grande del mondo con oltre 2,1 milioni di chilometri quadrati, ma rappresenta una porta sull’Artico di fronte alla Siberia russa. Il sottosuolo nasconde immense ricchezze: giacimenti di oro, argento, rame e uranio, oltre a potenziali riserve petrolifere nella piattaforma offshore. Un tesoro che diventa ancora più pregiato con lo scioglimento dei ghiacci artici, che sta aprendo nuove rotte commerciali e rendendo più accessibili le risorse naturali.
La presenza militare americana sull’isola è già significativa, con la Pituffik Space Base (ex base aerea di Thule) che ospita una rete di sensori decisivo per il controllo missilistico e la sorveglianza spaziale. Durante la Guerra Fredda gli americani tentarono persino di costruire una rete sotterranea di siti per il lancio di missili nucleari, il “Project Iceworm”, tenendolo segreto al governo danese.
Una storia di tentativi falliti
Il primo tentativo americano di acquisire l’isola risale al 1867. Il segretario di Stato William H. Seward, lo stesso che aveva quando concluso l’acquisto dell’Alaska dalla Russia zarista per 7,2 milioni di dollari, avviò le trattative con la Danimarca. Come riporta Axios, l’opposizione del Congresso americano bloccò il progetto sul nascere. Durante la Seconda guerra mondiale la situazione cambiò radicalmente: dopo l’occupazione nazista della Danimarca, gli Stati Uniti occuparono l’isola nell’aprile 1941 per proteggerla da una possibile invasione tedesca.
Nel 1946, nel nuovo scenario post-bellico, l’governo Truman tentò nuovamente l’acquisto offrendo alla Danimarca 100 milioni di dollari, ricevendo un altro rifiuto. Da allora l’idea è rimasta dormiente per oltre settant’anni, fino a quando Trump l’ha riportata alla luce nel 2019 ottenendo la stessa risposta negativa.
La partita geopolitica dell’Artico
La Groenlandia è oggi al centro di una complessa partita geopolitica che va oltre il confronto tra Stati Uniti e Danimarca. La Cina, come riporta il Corriere della Sera, sta cercando di aumentare la propria influenza nell’area attraverso piani di collisione. Pechino “cerca da tempo di affacciarsi anche sull’Artico: per le sue risorse minerarie e perché, con lo scioglimento dei ghiacci, diventa una nuova via commerciale”.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-12-23 15:21:00 ,