Il volto nuovo del partito repubblicano è quello di Nikki Haley, salita alla ribalta quale credibile candidata al “titolo” di miglior alternativa a Donald Trump. E, chissà, sperano gli avversari dell’ex presidente, forse in grado di contendergli la nomination repubblicana nel 2024. La prova è arrivata dall’annuncio della potente macchina politica dei Koch, American for Prosperity Action: ha offerto il suo sostegno alla 51enne ex governatrice della South Carolina ed ex ambasciatrice all’Onu, mettendo a disposizione le proprie ingenti risorse finanziarie e ancor più migliaia di funzionari e militanti, la rete organizzativa ideata dal secondo impero industriale familiare d’America, con sede in Kansas e un giro d’affari da 125 miliardi di dollari, da decenni al servizio di grandi cause conservatrici.
Non è il solo indizio dell’ascesa di Haley: lo statista della Corporate America per eccellenza, il ceo di JP Morgan Jamie Dimon, le ha di recente offerto un’aperta benedizione. Ha invitato il business a finanziarla e persino convinti democratici ad aiutarla, «per dare ai repubblicani una scelta migliore di Trump». Ancora: I sondaggi la vedono testa a testa con colui che finora era stato proclamato quale alternativa a Trump, il governatore della Florida Ron DeSantis, parso invece incapace di emergere dall’ombra di The Donald scavalcandolo a destra.
Haley propone una formula diversa, che ha presentato con successo nei dibattiti presidenziali del partito: presentarsi come eleggibile non solo alle primarie repubblicane ma soprattutto alle elezioni generali, forte di credenziali ideologiche conservatrici ma anche di suggestioni più moderate e flessibili – ad esempio una meno drastica opposizione al diritto d’aborto – capaci di attirare necessari elettori indipendenti al di là della radicalizzata base del partito. Un sondaggio l’ha mostrata oggi avanti di dieci punti in uno scontro con Biden contro i 4 punti di Trump e i due di DeSantis.
La sua partita è men che vinta. Trump mantiene una presa senza precedenti sull’elettorato conservatore con il suo messaggio populista e ribelle di ultra-destra.
Ma Nimrata “Nikki” Randhawa, il suo nome da nubile, è abituata a sfidare lo status quo. Responsabile dell’azienda tessile di famiglia, ha poi guidato l’associazione delle piccole imprese, prologo dell’ingresso in politica. Dopo anni nel parlamento locale, a 38 anni è stata eletta governattrice – tra le più giovani di sempre del Paese – nonché prima donna a guidare la South Carolina e secondo politico di origine indiana a sedersi su una poltrona di “governor”.