Arrivando dalla strada principale l’Haludovo Palace Hotel sembra quasi un posto normale. Quasi, perché avvicinandosi ci si rende conto che di normale c’è poco. Il grande parcheggio davanti all’ingresso è deserto e l’erba cresce sull’asfalto mangiato dal tempo. La facciata dell’edificio è ormai un lontano ricordo: le vetrate della hall sono in frantumi e frasi poetiche e graffiti osceni si susseguono come in qualsiasi luogo abbandonato.
Sotto le scarpe scricchiolano le schegge di metallo, vetro e plastica, e un gatto nero a cui qualcuno ha tagliato la coda, viene incontro miagolando, in cerca di una carezza, nonostante tutto.
L’Haludovo Palace Hotel è stato voluto da Bob Guccione, il inventore di Penthouse che, forse per fare concorrenza su tutta la linea, a Hugh Hefner di Playboy, ha pensato a una sua propria “mansion” in Croazia, sull’isola di Krk nei pressi della città di Malinska. Il nome dell’albergo è derivato dalla spiaggia poco distante.
Progettato e costruito dall’architetto Boris Magaš, l’hotel costò qualcosa come 45 milioni di dollari e fu terminato nel 1971.
L’investimento di Guccione sembrava non essere proprio un affare. Soprattutto se si considera la geopolitica: la Yugoslavia di Tito non doveva essere il posto più capitalista del mondo. Eppure Guccione investì un altro mezzo milione di dollari in pubblicità per attrarre ospiti stranieri. Ma, nonostante gli sforzi, il Penthouse Adriatic Club Casino, all’interno dell’hotel, aperto nel 1972, dichiarò bancarotta nel 1973.
Da quel momento, la faraonica struttura è passata di mano in mano e le cose, come è facile immaginare, sono andate sempre peggio.
Nei sogni di Guccione l’Haludovo Palace avrebbe dovuto essere un luogo di perdizione un “peace&porn hotel” e, per l’anno in cui ha funzionato a pieno regime, lo è stato. Era stato progettato affinché i clienti, uomini per lo più, fossero circondanti dal piacere.
Non ci sono cartelli di divieto di accesso e, anzi, spesso i turisti transitano attraverso la hall dell’hotel per andare e tornare dal mare, poco importa che il percorso non sia esattamente in sicurezza: si fa prima. Tanto è vero che, per essere un luogo abbandonato, è piuttosto frequentato.
Ci sono famiglie con bambini, anche piccoli, coppie, gruppetti di ragazzini. Facile distinguere i neofiti dagli habitué. Questi ultimi, infatti, conoscono la via più breve e sicura, per evitare schegge e gradini rotti, e si muovono con sicurezza. I neofiti, invece, si fermano e, come prima cosa, guardano in alto.
Il passato e il presente
Perché soffitti, in cassettoni di legno, alcuni ancora ben conservati, sono altissimi e la hall è davvero un monumento al gusto degli anni Settanta. E, sul fondo, dalle vetrate e dalle terrazze si ha una vista spettacolare del mare.
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di Cristina Brondoni www.wired.it 2023-08-22 04:20:00 ,