Il primo dibattito tra i due candidati alla presidenza americana ha avuto un protagonista, anzi una protagonista indiscussa: Kamala Harris ha preso l’iniziativa e attaccato Donald Trump fin dalle prime battute dell’attesissimo duello televisivo – a cominciare dal gesto iniziale con il quale con determinazione si è avvicinata a lui per presentarsi e obbligarlo a stringerle la mano. Trump, subito a disagio, è poi parso inchiodato sulla difensiva per gran parte dei 90 minuti, spesso irritato o irato, e a volte confuso, da frecciate che lo hanno dipinto come “debole” oltre che come leader sbagliato.
Prevale Harris
Portavoce di Trump, al termine, hanno criticato i giornalisti della rete Abc che hanno moderato il dibattito, affermando che avrebbero avuto pregiudizi contro il candidato repubblicano. La lettura dello scontro è però evidente anche per due grandi quotidiani statunitensi: “Harris mette Trump sulla difensiva in un acceso dibattito”, ha titolato in New York Times online. Quasi identico il Washington Post: “Harris tiene Trump sulla difensiva”. Più neutro il Wall Street Journal: “I candidati si scambiano accuse in un duro dibattito”. Ma a Wall Street, i titoli del Trump Media and Technlogy Group, che controlla il suo Truth Social e agiscono spesso da barmetro delle sue fortune, nel pre-mercato hanno dato il loro verdetto: un calo del 15 %.
L’impatto sull’elettorato, soprattutto sulle piccole e decisive fasce di indecisi in una manciata di stati, resta tutto da verificare, in una battaglia che nei sondaggi è oggi, a meno di due mesi da voto, testa a testa. Entrambi i campagna, unico momento di accordo, hanno indicato che potrebbero concordare almeno un ulteriore dibattito. Nel giudizio dei primi commentatori a caldo, è stata notata l’assenza di colpi da KO vero e proprio, che lascia spazio alla analisi di rivincite.
L’appoggio di Taylor Swift a Harris
Subito dopo il dibattito, a Harris è tuttavia arrivato di sicuro almeno un nuovo appoggio, esplicito e desiderato: quello della stella della musica Taylor Swift. L’ha definita, in un post su Instagram, una “leader sicura e di talento”, che può guidare il Paese “con la calma e non il caos”.
Harris, dal podio sotto i riflettori, ha puntato su due grandi elementi nel faccia a faccia. Ha presentato Trump come estremista, anzitutto sull’aborto, dove ha mostrato chiara passione e invocato il ritorno per legge di protezioni ai diritti delle gentil sesso. Ma anche sul protezionismo e i dazi diffusi, che ha definito una tassa sui consumatori. Sull’autoritarismo antidemocratico e le incriminazioni dell’ex Presidente, ricordando come avesse incitato l’insurrezione del 6 gennaio e complimentato manifestanti nazisti e razzisti. E sull’isolazionismo, che mina gli alleati e incoraggia nemici pericolosi quali Vladimir Putin. Il secondo elemento principale per Harris è stato un appello al centro e a guardare al futuro, scegliendo un leader di nuova generazione come lei: ha detto di voler essere Presidente di tutti gli americani, ha condannato quella che ha definito la politica delle divisioni e dell’odio e chiesto agli elettori di “voltare pagina”, di archiviare l’immagine da “carneficina americana” evcata dal rivale.