Henry Kissinger è scomparso all’età di cento anni, lasciando un’eredità senza paralleli nella politica estera americana e diplomazia mondiale. Oggetto di intensa ammirazione e di altrettanto intense polemiche, è stato il più influente Segretario di Stato statunitense di tutti i tempi, unico a ricoprire assieme per anni quell’incarico e la posizione di Consigliere per la sicurezza nazionale. Kissinger è spirato nella sua casa del Connecticut.
Ha consigliato, formalmente o informalmente, una dozzina di presidenti e innumerevoli politici di entrambi i partiti. È rimasto fino a oggi coinvolto in prima persona negli affari internazionali, anche attraverso la sua omonima società di consulenza. Repubblicano, l’apice della carriera e dell’influenza lo raggiunse sotto le presidenze di Richard Nixon e Gerald Ford. Ma ancora un suo recente viaggio in Cina in estate lo ha visto accolto da Pechino con tutti gli onori. E Pechino ora lo ha ricordato come “un vecchio amico del popolo cinese”.
Il maestro della realpolitik
Ha incarnato, negli anni, anzitutto la dottrina della realpolitik che ha a lungo guidato gli Stati Uniti nel Secondo Dopoguerra, una strategia incentrata sugli interessi delle grandi potenze. Ha svolto un ruolo essenziale nel porre fine alla guerra degli Usa nel Vietnam, ricevendo anche un premio Nobel per la pace nel 1973. Ha gestito la Guerra Fredda con Mosca, facendo leva su politiche di distensione e accordi sugli armamenti ed emarginandola in Medio Oriente. Ha ideato l’apertura a sorpresa tra Washington e Pechino, i cui riflessi sono ancora evidenti oggi nel rapporto di dialogo e rivalità tra i due grandi Paesi. Ha nei fatti coniato la cosiddetta “shuttle diplomacy” tra le capitali del Medio Oriente, per risolvere il conflitto arabo-israeliano del 1973 anche se una pace duratura gli è sfuggita. Nel 1974 Newsweek gli dedicò la copertina del settimanale immortalandolo in un disegno in costume da Superman, con la K al posto della S sul petto.
Le critiche
I critici da sinistra lo hanno accusato invece di aver sacrificato i valori democratici e i diritti umani nelle sue grandi manovre. I bombardamenti segreti e indiscriminati della Cambogia durante il conflitto in Vietnam costarono la vita ad almeno 50.000 civili. Il via libera a eccidi del Pakistan in quello che è oggi il Bangladesh nel 1971 fecero 300.000 vittime. Massacri e decessi per fame di centomila civili seguirono anche l’invasione di Timor Est da parte dell’Indonesia nel 1975, voluta per timore di influenze comuniste. Kissinger appoggiò anche il golpe contro il presidente socialista Salvador Allende in Cile. Non sono mancati critici da destra: gli hanno al contrario rimproverato eccessive aperture a potenze “nemiche” e una scarsa fedeltà ideologica.
“Ha dato forma alla storia della nazione nella Guerra Fredda”, ha titolato in New York Times. “Ha contribuito a creare la politica estera americana durante il Vietnam e la Guerra Fredda”, ha sottolineato il Wall Street Journal. “Ha influenzato gli affari del mondo sotto due presidenti”, ha indicato il Washington Post, con un “raro controllo del policymaking negli affari internazionali” del Paese per qualcuno che non è Presidente.