Hezbollah ha un nuovo leader: Sheikh Naim Qassem, storico vice segretario generale del movimento sciita libanese, è stato eletto dopo l’uccisione del suo predecessore Hassan Nasrallah, colpito da un raid aereo israeliano nella periferia sud di Beirut il mese scorso. La scelta è stata effettuata dal Consiglio della Shura, il massimo interprete decisionale del gruppo. Come riporta Al Jazeera, il gruppo ha motivato la scelta sottolineando la fedeltà di Qassem alla linea anti-israeliana e alla difesa della comunità sciita libanese, tradizionali pilastri dell’ideologia di Hezbollah.
La nomina del settantunenne arriva dopo un mese di crisi interna e una vera e propria decapitazione dei vertici del gruppo: il 3 ottobre, infatti, un altro bombardamento israeliano ha eliminato Hashem Safieddine nei sobborghi meridionali di Beirut. Safieddine, cugino di Nasrallah e capo del Consiglio Esecutivo di Hezbollah, era considerato dai più come l’erede designato alla guida del movimento. Il nuovo capo dovrà ora guidare un’organizzazione duramente colpita dagli attacchi israeliani che, secondo fonti di intelligence citate dal New York Times, hanno eliminato gran parte della leadership militare e distrutto infrastrutture cruciali come tunnel, bunker e depositi di armi sofisticate. Anche se, come l’idra della mitologia greca, il movimento ha per ora dimostrato di saper rigenerare i suoi vertici dopo ogni decapitazione.
Il profilo
Nato nel 1953 a Beirut da una famiglia del sud del Libano, Qassem ha un profilo molto diverso dai suoi predecessori. Come riporta il Sole 24 Ore, a differenza di Hassan Nasrallah e Hashem Safieddine non è un “sayyid”, ovvero non appartiene alla schiera dei discendenti del profeta Maometto, una vera e propria nobiltà spirito e politica nello sciismo. Indossa infatti il turbante bianco degli sheikh, non quello nero dei sayyid, e non detiene la stessa autorità religiosa e politica.
Laureato in chimica all’Università libanese di Al-Jamia Al-Lubnaniya, ha lavorato come insegnante proseguendo parallelamente gli studi religiosi sotto la guida dell’ayatollah Mohammad Hussein Fadlallah. Il suo percorso politico inizia negli anni Settanta, quando partecipa alla fondazione dell’Unione libanese degli studenti musulmani. Si unisce poi al Movimento degli espropriati, un’organizzazione politica fondata dall’Imam Moussa Sadr che lottava per i diritti della comunità sciita libanese, storicamente emarginata e impoverita. Nel 1974 il movimento si trasforma in Amal (“speranza” in arabo), prima milizia sciita del paese che durante la guerra civile libanese combatte sia contro Israele che contro i palestinesi, diventando una delle principali forze militari del conflitto. Oggi Amal è un potente partito politico guidato dal presidente del parlamento Nabih Berri, stretto alleato di Hezbollah nella difesa degli interessi sciiti in Libano.
Qassem però decide di lascia Amal nel 1979 dopo la rivoluzione islamica in Iran, un evento che trasforma radicalmente il panorama politico sciita in tutto il Medio Oriente. Se Amal, infatti, manteneva una linea moderata e laica, molti giovani attivisti sciiti libanesi, tra cui Qassem, abbracciano invece l’ideologia khomeinista che vede nell’Islam politico la via per l’emancipazione della comunità. Con il sostegno delle Guardie rivoluzionarie iraniane, questi dissidenti fondano Hezbollah nei primi anni Ottanta, in risposta all’invasione israeliana del Libano meridionale. Qassem diventa una figura chiave del nuovo movimento e nel 1991 viene nominato vice segretario generale dall’allora leader Abbas al-Musawi, ucciso da Israele l’anno successivo in un attacco con elicotteri.
Cosa cambia adesso?
Il passaggio da Nasrallah a Qassem segna una modificazione profonda nelle dinamiche di Hezbollah. Se Nasrallah era un leader carismatico che aveva costruito il suo potere sul mito dell’invincibilità contro Israele, Qassem è una figura più tecnica, con un profilo da amministratore e stratega. Come riportato dal Guardian, il primo cambiamento è già visibile nell’approccio diplomatico: il nuovo leader ha sostenuto gli sforzi del presidente del parlamento libanese Nabih Berri per raggiungere un cessate il fuoco con Israele, senza porre come precondizione una tregua a Gaza. Un cambio radicale rispetto alla linea di Nasrallah, che aveva sempre legato il destino di Hezbollah a quello dei palestinesi, considerando la resistenza contro Israele come una causa comune e indivisibile. Questa separazione delle questioni potrebbe indicare una strategia più focalizzata sugli interessi nazionali libanesi, anche in risposta alla mezzaluna pressione della cittadinanza sciita, stremata da un anno di conflitto che ha causato oltre 2.700 morti e quasi 12.500 feriti nel solo Libano, secondo i dati del incarico della Salute.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-29 15:36:00 ,