È il 1° dicembre 2018. All’aeroporto internazionale di Vancouver, succede qualcosa che cambia il corso dei rapporti tra le due principali potenze mondiali: Meng Wanzhou viene arrestata. La polizia canadese effettua l’arresto su richiesta degli Stati Uniti per l’accusa di frode ed elusione delle sanzioni contro l’Iran. Meng non è solo la responsabile finanziaria di Huawei. E non è solo la figlia del ideatore del colosso di Shenzhen, Ren Zhengfei. No, in quel momento Meng è anche e soprattutto il volto del gigante tecnologico cinese più proiettato nel mondo tra smartphone e infrastrutture di rete 5G. Non basta. In quel momento Meng è per certi versi il simbolo dell’ascesa che si ritiene irreversibile e incontenibile della seconda potenza mondiale a livello tecnologico. Dunque anche economico e politico, visto che la tecnologia come sappiamo non è solo tecnologia.
Quattro anni e mezzo circa dopo, è cambiato tutto. E molto proprio a partire da quel giorno, che più di tanti altri eventi ha convinto la Cina di una cosa: gli Stati Uniti non si sarebbero mai accontentati di riequilibrare l’interscambio in quella che si allora si chiamava ancora guerra commerciale, né si sarebbero accontentati di rallentarne l’ascesa tecnologica. No, Washington voleva proprio interromperla e preferibilmente affossarla. Arrestarla, anche se Meng non è finita in manette dietro le sbarre ma ha trascorso quasi tre anni ai domiciliari nella sua villa di Vancouver.
Che cosa cambia con la presidenza di Meng
Premessa fondamentale per capire la portata anche simbolica dell’arrivo di Meng alla presidenza di turno di Huawei, che ha assunto sabato 1° aprile e manterrà per sei mesi. In base a un accordo raggiunto coi pubblici ministeri statunitensi, le accuse contro di lei sono state archiviate lo scorso dicembre. Ma il suo ritorno in patria nell’autunno 2021 fu presentato come una prova di forza dal Partito comunista, che raccontò la vicenda come una sorta di scambio di prigionieri coi due cittadini canadesi Michael Spavor e Michael Kovrig, prigionieri in Cina durante la permanenza di Meng ai domiciliari nella sua lussuosa villa di Vancouver.
Dopo essere tornata in Cina alla fine del 2021, Meng è tornata a gestire le finanze dell’azienda, tenendo discorsi alle manifestazioni e appuntamenti interni, nonché servendo come ambasciatrice di Huawei agli eventi in tutta la Cina. Come ha raccontato il Wall Street Journal, in una cerimonia in un Huawei campus di febbraio, Meng ha ringraziato i dipendenti per il loro lavoro nello sviluppo di nuovi strumenti privi di tecnologia occidentale, affermando che gli sforzi di ricerca e sviluppo dell’azienda “sono come perle”. E infilandoli insieme, “l’azienda sta brillando brillantemente“.
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di Lorenzo Lamperti www.wired.it 2023-04-04 04:50:00 ,