AGI – “Solo Dio può giudicarmi”, recita uno dei suoi tatuaggi in grado di condensare in poche parole 40 anni vissuti senza mezza misure. Amato e odiato, tra colpi di classe e spacconate, cadute e resurrezioni, domenica Zlatan Ibrahimovic compie 40 anni. Un traguardo importante per il goleador giramondo dall’ego smisurato che ha saputo trasformare la propria carriera calcistica in un film d’azione: imprevedibile e mai banale, con un pizzico di magia.
Ibracadabra per l’appunto, come l’hanno soprannominato i suoi tifosi, per la capacità di far sembrare semplice l’impossibile. Gol in rovesciata da centrocampo, tacchi coreografici, cannonate dai 30 metri: il campione svedese, in campo come nella vita, ha saputo andare in gol coniugando forza ed eleganza, ambizione e dedizione senza limiti.
L’ultimo colpo di scena è arrivato ieri, quando Ibra ha deciso di festeggiare il compleanno in anticipo con tutto lo staff rossonero per non distrarre i compagni in vista dalla trasferta di Bergamo. Il Milan gli ha regalato una torta monumentale di 22 chili con il suo volto e la scritta ‘Always IZ’, ornata da 500 fragole a rappresentare le reti disseminate in tutte le porte del mondo.
Un dessert per cercare di rendere meno amaro il secondo compleanno in rossonero dal suo ritorno in Italia: l’anno scorso era stato costretto a spegnere le candeline in quarantena per il Covid, quest’anno l’attaccante svedese è ancora fermo ai box per via di fastidi al tendine d’Achille.
Privato dell’Europeo a causa di un ginocchio operato Zlatan festeggia il traguardo dei 40 anni e pensa al futuro. Nonostante gli scricchioli fisici l’obiettivo della stella svedese è giocare un’altra stagione in Champions e chiudere in bellezza la carriera con la partecipazione al Mondiale di Qatar 2022. Un epilogo ambizioso e scenografico, in linea con il personaggio, uno dei pochi in grado di rubare la copertina a Messi e Cristiano Ronaldo nell’ultimo ventennio calcistico.
Un viaggio iniziato a Malmoe, in Svezia, quando il figlio di immigrati jugoslavi trova nel pallone una via di fuga da un’infanzia segnata da povertà, violenza e furti. A 18 anni con la maglia del club cittadino esordisce in massima serie mostrando tutto il suo repertorio: talento ed ego smisurato, lo stesso che lo porta l’anno successivo a rifiutare il trasferimento all’Arsenal dominatore in Premier perché “Ibra non fa provini”.
L’attaccante sbarca in Olanda, all’Ajax, e si consacra sotto la guida di Ronald Koeman prima di approdare in Italia. La Juventus, la fuga post Calciopoli, il periodo d’oro all’Inter, lo scambio con il Barcellona e la parentesi poco felice con Guardiola. Caterve di gol spettacolari, la bacheca si arricchisce di titoli e coppe nazionali, ma la grande assente rimane la Champions League, un’ossessione mai esorcizzata.
Il secondo tradimento italiano arriva con il passaggio all’altra sponda milanese: in rossonero consolida la sua fame di vincente prima di volare in Francia ingolosito dai petroldollari degli emiri del Psg. Dopo 4 anni il pellegrinaggio riprende: destinazione Inghilterra, sulle spalle la abitazionecca dei Red Devils, dove alza per la prima volta un titolo internazionale, l’Europa League. Infine l’esperienza dai cugini americani in Mls, con i Los Angeles Galaxy che saluta con la consueta umiltà: “Ora potete tornare a seguire il baseball”.
L’ultimo capitolo è il ritorno al Milan a gennaio 2020, con cui festeggia il secondo posto in campionato e il ritorno in Champions, prima di venire bloccato dagli infortuni. “Non so quanti anni potrà ancora giocare – ha spiegato il tecnico Stefano Pioli – deciderà il suo fisico ma con il suo entusiasmo, la sua volontà, Zlatan va oltre le difficoltà”.
Ibra nel frattempo ha dovuto anche rifiutare la convocazione della selezione scandinava di cui è il marcatore più prolifico con 62 gol in 118 presenze. Ma nonostante tutto Ibra celebrerà con soddisfazione il compleanno, un traguardo calcistico importante, soprattutto per chi gioca in una posizione così fisica. “Questo, ma tu lo sai, è il miglior premio per la tua professionalità”, gli ha scritto il ct azzurro, Roberto Mancini, che gli deve in particolare lo scudetto del 2008 con l’Inter, siglato dalla sua doppietta a Parma: “Ibra avrebbe meritato di vincere il Pallone d’Oro”.
Lo svedese è attualmente il quinto calciatore (e primo straniero) nella classifica dei giocatori più anziani ad aver segnato nel campionato italiano. Al suo prossimo gol supererà Francesco Totti (39 anni e 364 giorni) ma non riuscirà a battere in questa stagione il record assoluto di Alessandro Costacurta (41 e 25 giorni). Record che da 40 anni sono la benzina in grado spingere il fuoriclasse svedese a superare ogni limite