i 45 anni di una piccola rivoluzione cinematografica
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In Piranha a mano a mano che si va avanti, ci si accorge poi di un’altra cosa: al netto di riprendere per diversi aspetti Lo Squalo di Spielberg, con la cittadina dominata da commercianti ottusi, la spiaggia che diventa un bagno di sangue per adulti e bambini, poi se ne stacca. Joe Dante inserisce quell’ironia che Spielberg non voleva vedere manco di striscio, preso com’era da darci un Drago da temere, amare ed uccidere. I Piranha però non sono maestosi e possenti, non sono il mostro di Jung, sono delle canaglie iperaggressive, crudeli e sadiche. Dovremo aspettare i Velociraptor di Isla Nublar per avere una fauna paragonabile, sempre che non si considerino gli xenomorfi di Alien.

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La saga cominciata da Ridley Scott nel 1979 non ha più nulla da dare, forse sarebbe il caso di evitare inutili accanimenti

Entrambi sono infestanti come lo sono questi pesci, che possono sopravvivere sia in acqua salata che dolce, che agitano i ricordi delle piaghe bibliche. Le battute, il dark humor, arrivano senza però togliere tensione, paura all’insieme, ma casomai condendolo come una sorta di piatto speziato, con cui andare costantemente sopra le righe, mentre ci godiamo il vedere-non vedere che (come nel film di Spielberg) diventa la perfetta personificazione della paura marina. Certo, qui più per questioni di budget e tempistiche che di una vera intenzione artistica, ma tant’è, conta il risultato e da 45 anni quello di Piranha rimane egregio.

Piranha stabilì ancora una volta il principio per il quale contava la fantasia, le idee chiare, non solamente i budget. I seguiti de Lo Squalo, i tanti disaster o monster movie arrivati di lì in avanti, avrebbero sovente fallito proprio per l’incapacità di coniugare ciò che è familiare al pubblico con la capacità di declinarlo in modo nuovo, genuino, creativo dal punto di vista visivo. Joe Dante a partire da quel 1978, si sarebbe mosso con crescente maestria e creatività, donandoci perle come Gremlins, Ai Confini della Realtà, G Small Soldiers, Salto nel Buio o La Seconda Guerra Civile Americana, spaziando in ogni genere con leggerezza e un sacco di ironia. Certo, dovette sopportare diversi flop, forse perché il B Movie di cui è stato santo protettore, è visto, accolto ed elevato da un pubblico diverso. Demarcazione che poi altri dopo di lui non avrebbero ricordato, ma certo, questo film, a 45 anni di distanza, rimane un esempio di come spesso fuori dalle major, si trovi l’essenza stessa dell’esperienza cinematografica più pura, più divertente e più appagante.



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di Giulio Zoppello www.wired.it 2023-08-03 04:50:00 ,

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