di Lorenza Negri
Coach, allenatori, trainer, mister, sensei: sono gli insegnanti di film, serie e cartoni animati che preparano i rispettivi studenti in varie discipline sportive in vista di gare, tornei, match, campionati o, addirittura, le Olimpiadi. Dalla coercizione imposta al judoka Johnny Lawrence a competere slealmente dal sensei Kreese di Karate Kid (che torna nella quarta stagione di Cobra Kai il 31 dicembre) alle pretese perverse dell’allenatrice del k-drama sportivo Taereung National Village (lo trovate su Rakuten Viki col titolo Path to Glory) che chiede alla campionessa di ginnastica artistica Jung Maru di scendere sotto i 35 kg in pochi giorni, i coach della finzione fanno venire i brividi. Non sono tuttavia lontani dai perpetratori di allenamenti durissimi e massacranti come Béla Károlyi (l’istruttore della ginnasta Nadia Comăneci) e Hirofumi Daimatsu (allenatore della squadra di volley giapponese). Oggi vogliamo ricordare i coach dei cartoni animati classici più spietati e fuori di testa, “diavoli” che facevano allenare le studentesse con le catene ai polsi o sfidare fino alla morte tigri e leoni: ecco la classifica degli allenatori dei cartoni animati dal meno tremendo al più inflessibile.
5. Jeff Turner (Holly e Benji – Due fuoriclasse)
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Tra tutti, il meno violento, ma senz’altro il più svitato. A prima vista è un ubriacone innocuo, barbuto e in infradito: il futuro campione di calcio Holly lo incontra mentre litiga con un distributore di sake ma cambia subito idea su questo ometto beone quando lo vede calciare la palla con maestria e precisione insospettabili in direzione della macchinetta. Turner è il mentore dell’aggressivo Mark Lenders; è lui che lo istruisce ai suoi “tiri della tigre.” Grazie ai suoi insegnamenti Lenders si allena con palloni tre volte più pesanti e sfida il mare calciando onde ribelli (e attentando alla vita di una povera aquila che passava di lì). Lo stile di training di Turner (vero nome, Kozo Kira) è severo, ma è con le parole che distrugge i propri studenti, come quando arriva a investire di insulti e invettive il proprio protetto, “diventato un debole”.
4. Jeremy (Jenny la tennista)
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Come Mila Hazuki, anche Jenny la tennista è incentivata all’attività sportiva dall’attrazione per un compagno di liceo. Jenny è timida, introversa, debole e arrendevole e tuttavia l’allenatore del liceo Nishi, celebre per annoverare tra le proprie studentesse l’elegante, risoluta e letale campionessa di tennis Madame Butterfly dai colpi tanti potenti che le palle si incastrano nei muri, decide di addestrarla. Il severo Jeremy (in originale, Jin Munakata) – anche incredibilmente bello e altero -, usa il pugno di ferro con Jenny; inspiegabilmente ossessionato da questa fanciulla anonima e senza ambizioni, la sottopone ad allenamenti estenuanti che riducono una Jenny ammaccata e dolorante in lacrime. Jeremy è l’unico di questa classifica a essere mosso da motivazioni personali e non (solo) dal solito spirito agonistico portato all’esasperazione dei giapponesi: sta morendo e prima di soccombere vuole “salvare” Jenny, ragazzina che gli ricorda la madre, la quale non ha mai avuto un animo combattivo e ha trascorso la propria esistenza “subendo” la vita.
3. Signora Tsukikage (Il grande sogno di Maya)
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Maya Kitajima, aspirante attrice teatrale, rientra nella folta schiera di “Jane Eyre nipponiche“, fanciulle bruttine, povere e senza famiglia che meritano il riscatto e conquistano uomini bellissimi e ricchi. La sua rivale è Ayumi Himekawa, l’ennesima “principessa” avversaria dai boccoli biondi, dal fulgido talento e di estrazione sociale elevata che con Maya condivide il sogno di interpretare la Dea scarlatta, ruolo leggendario che solo la severa Signora Tsukikage è stata in grado di interpretare. A caccia di un’erede, la longilinea insegnante sottopone Maya a prove impossibili ed esercizi crudeli; trasforma Maya in una bambola conficcandole negli arti bastoncini di bambù, la allena a diventare un albero di susino tramite lapidazione. Eppure, la protegge e a modo suo le è affezionata.
2. Hongo e Inokuma (Mimì e la nazionale della pallavolo)
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Nonostante il faccino da bravo ragazzo e un animo – in fondo – buono, Hongo (e poi Daigo Inokuma) è un coach di innegabile intransigenza che allena strenuamente le atlete della squadra di pallavolo della mitica Mimì che sognano le olimpiadi. Mimì Ayuhara e Midori Hayakawa, prima rivali e poi amiche, sono le eroine di uno dei primi cartoni tratti da manga a raccontare il sogno nipponico delle Olimpiadi. Incarnano alla perfezione quell’ideale stoico di sacrificio, dedizione e patimenti che vanno pagati per realizzare le aspettative della comunità. Mimì migliora la difesa respingendo palle mediche, allenandosi in fiumi gelati e avvolgendo i polsi sanguinanti in catene; è disposta a morire di tifo piuttosto che rinunciare alla vita agonistica. I suoi coach, che la riempiono di pallonate in pieno volto e sottopongono a sessioni infinite si rifanno al vero allenatore della squadra di pallavoliste soprannominate le Streghe d’Oriente, Hirofumi Daimatsu, detto il Demone (oni).
1. Daimon (Mila e Shiro due cuori nella pallavolo)
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A differenza della “cugina” (invenzione e del doppiaggio italiano) di Mimì, la teenager Mila è meno ossessiva nei confronti della disciplina sportiva della pallavolo, ma altrettanto devota alla causa delle Olimpiadi. Giocando prima nell’Hikawa e poi nelle Seven Fighters, l’allegra e ribelle ragazzina dai capelli arancioni si imbatterà in Daimon, un “Mister” peloso, ruvido e manesco che riempie di manrovesci e prende a bastonate con un bastone da kendo le giovanissime atlete. Ce l’ha particolarmente con Mila perché non è docile e ubbidiente come la rivale Nami, dimostrando di essere non solo un coach violento, ma anche ingiusto. A differenza degli altri allenatori di questa classifica, però, non la fa franca: almeno per un po’ verrà allontanato a causa del suo atteggiamento feroce.
Bonus: La Tana delle Tigri (L’Uomo tigre)
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Assieme a Ken il guerriero e Devilman, L’uomo tigre è considerato tra i cartoni animati più violenti di sempre. Nessun bambino, tuttavia, ne è uscito traumatizzato e si è trasformato in serial killer o terrorista, anzi, molti hanno tratto ispirazione dagli anime e si sono appassionati al pugilato, al calcio, alla pallavolo e così via. Naoto è il campione di lotta libera che si cela dietro la maschera dell’Uomo tigre. Orfano “adottato” da una misteriosa associazione che allena futuri campioni di wrestling – la Tana delle tigri – , questo lottatore dal volto angelico si scontra con avversari che cercano di infilzarlo e cavargli gli occhi con le gambe di legno appuntite di sedie e tavoli. Naoto sopravvive agli scontri più efferati e sanguinosi perché è il più forte wrestler preparato dalla Tana delle tigri. Non un solo allenatore crudele, quindi, ma vari aguzzini che fustigano gli atleti, li appendono a testa in giù sopra fiumi infestati di coccodrilli e li costringono a battersi con tigri e leoni famelici.
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www.wired.it
2021-12-10 12:30:00