C’è grande preoccupazione intorno alla sicurezza dei cavi internet sottomarini, soprattutto una volta che i funzionari statunitensi hanno portato all’attenzione di tutti un’intensificarsi delle attività di sabotaggio dell’infrastruttura da parte dei “criminali” filorussi. Non a caso, lo scorso anno il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev ha dichiarato che il suo paese “non ha più vincoli, nemmeno morali, che [..] impediscano di distruggere le comunicazioni via cavo del fondo dell’oceano dei nostri nemici“. Il rischio, quindi, è concreto. Già all’inizio dell’anno, per esempio, gli attacchi degli Houthi – un gruppo armato dello Yemen – hanno danneggiato deliberatamene tre cavi sul fondo del Mar Rosso.
“La quantità di incidenti sospetti ha portato a pensare che le nuove minacce da parte di attori statali debbano essere prese sul serio”, ha dichiarato il professore dell’università di Copenaghen Christian Bueger, preoccupato che i governi possano decidere di sabotare l’infrastruttura di rete sottomarina per danneggiare i paesi rivali. D’altronde, i metodi per danneggiare questi cavi sono davvero tra i più svariati: i malintenzionati, per esempio, potrebbero trascinare volontariamente un’ancora sul fondo dell’oceano, e poi dare la colpa dei danni alle barche da pesca che si muovono nella zona. Oppure, come ha riferito la Commissione Europea, i criminali potrebbero ricorrere a “esplosivi sottomarini” o droni “facili da fabbricare e poco costosi”.
Se i criminali riescono a danneggiare uno più cavi dell’infrastruttura, molti paesi rischiano di ritrovarsi interamente disconnessi dalla rete. Questo, per esempio, vale soprattutto per le isole, “generalmente più vulnerabili alle interruzioni di internet legate ai cavi sottomarini perché non hanno accesso alle fitte reti di cavi terrestri”. Ma le aree di maggiori interesse per i criminali sono ben altre: lo stretto di Gibilterra, considerato una vera e propria autostrada dei dati, anzitutto. E poi il Mar Rosso, dove ben 16 cavi diversi collegano l’Europa all’Asia, rendendo l’intera area particolarmente sensibili agli attacchi russi – e non solo.
Insomma, i governi europei devono mettere in campo delle azioni volte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura di rete sottomarina. Proprio come hanno già fatto la Francia, che ha avviato un piano per la mappatura dei cavi in tutto il paese, il Portogallo e l’Irlanda. Il resto dei paesi europei, però, sembra ancora essere indietro sulla questione.
Leggi tutto su www.wired.it
di Chiara Crescenzi www.wired.it 2024-09-23 15:37:39 ,