Il «partito delle 22» e il «partito delle 23» hanno stipulato un piccolo compromesso che dovrebbe salvare le apparenze di una diatriba un po’ lunare. L’impegno del governo a rivedere entro maggio le restrizioni legate alla pandemia è stato un modo per evitare una contrapposizione tra M5S e Pd da una parte; dall’altra Lega con l’aggiunta in extremis di berlusconiani e renziani; e con la destra di Giorgia Meloni alla finestra, a godersi un contrasto giocato su un’ora in più o in meno di chiusure, e sulla libertà di spostarsi nel Paese. Ma il suo ordine del giorno ha innescato un cortocircuito.
«Sul coprifuoco il governo è nel caos. Meno male che gli ordini del giorno non contavano nulla», ha ironizzato la leader di Fratelli d’Italia dall’opposizione. Nel caos forse no, ma in confusione la coalizione è andata senz’altro: tanto che è stata necessaria la mediazione di Mario Draghi, dopo la presentazione del Piano per la ripresa al Senato. Per due volte la seduta è stata sospesa per permettere alla coalizione di trovare un accordo. Non solo: Lega e Forza Italia non hanno partecipato alla votazione sul testo di Meloni, bocciato dal Parlamento. Ma l’aspetto più indicativo, politicamente, è stato l’abbozzo di schieramenti trasversali. Col pretesto della guerra al cosiddetto «coprifuoco», sono rispuntate convergenze che vanno al di là dell’appartenenza a un partito.
È rispuntato un asse tra Lega salviniana e Iv di Matteo Renzi a favore di un’accelerazione della riapertura delle attività economiche. E nel «partito delle 23» si è schierato, con cautela, il presidente dem dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Questo ha permesso a Salvini di evitare l’isolamento e di additare una resistenza diffusa alle misure del governo. All’interno della maggioranza di Draghi è stata confermata l’esistenza non solo di un centrodestra e di un centrosinistra pronti a riprendere strade diverse appena sarà possibile. Si sono delineati anche distinguo che preludono a un rimescolamento delle alleanze di qui alle prossime elezioni: prima ancora di quelle politiche, per le votazioni per il Quirinale del prossimo anno. Quanto si verifica sulle restrizioni, o sul Piano per la ripresa, è solo un anticipo. Probabilmente prepara un’evoluzione che interesserà molte delle formazioni presenti in Parlamento. L’asse tra grillini e Pd che oggi sembra consolidarsi, dovrà misurarsi con le sfide e le convulsioni dei prossimi mesi: a cominciare dalle candidature nelle grandi città e dalle fratture nel M5S. Lo stesso centrodestra è circondato da un alone di precarietà: su leadership, alleanze, prospettive. Litigare sulle chiusure sa dunque di conflitto strumentale e di retroguardia: anche se per paradosso potrebbe accelerare i cambiamenti.
27 aprile 2021 (modifica il 27 aprile 2021 | 22:51)
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