I dati personali dei parlamentari italiani e spagnoli – ma anche quelli di molti eurodeputati e parlamentari francesi e inglesi – sono in vendita sul dark web. A rivelarlo è un’indagine condotta dall’azienda svizzera Proton e dalla statunitense Constella Intelligence, che hanno analizzato le pratiche di sicurezza adottate dai politici europei, rivelando che “le email ufficiali di 91 su 609 politici italiani (quasi il 15% della totalità)”, e di 39 parlamentari spagnoli, sono finite nel dark web a causa di un comportamento inadeguato da parte dei loro proprietari. A quanto pare, infatti, queste informazioni sarebbero trapelate in rete “in una violazione da parte di fornitori di servizi comuni, come Adobe, Dailymotion, Dropbox, LinkedIn o servizi di notizie (o, in alcuni casi, siti di incontri)”. Nel dettaglio, dei 91 parlamentari italiani “esposti, 73 sono deputati e 18 senatori.
Questo significa che i parlamentari italiani, così pure come quelli spagnoli, hanno utilizzato le email ufficiali per iscriversi a servizi e piattaforme per uso privato, il che ha permesso ai criminali di mettere le mani sui dati di obiettivi di alto valore senza alcuna fatica. Anzi, a peggiorare la situazione c’è anche il fatto che l’indagine ha dimostrato che “197 password associate a politici italiani e spagnoli sono state esposte in chiaro“, ossia non protette correttamente dai siti su cui sono state utilizzate – il che lascia anche intendere che si tratta di siti non proprio attendibili. A questo proposito, i ricercatori di Proton e Constella Intelligence hanno condiviso un dato inquietante: “i politici italiani hanno il maggior numero di password esposte in chiaro in Europa (188)”.
Ma non sono solo le password a essere trapelate nel dark web. Tra le altre informazioni, infatti, ci sono anche date di nascita, indirizzi di residenza e account di social media. Una fuga di dati inquietante, considerando che questi possono essere utilizzati dai criminali per mettere a punto attacchi di phishing ai danni dei parlamentari interessati o dei loro colleghi. E non è tutto. La facile accessibilità di queste informazioni dei politici italiani potrebbe incrementare le attività delle cybergang filorusse che negli ultimi anni hanno preso di mira le agenzie governative del nostro paese per il supporto dimostrato all’Ucraina. Insomma, situazione peoccupante. Ma forse lo è di più il fatto che i politici scelgano di utilizzare il loro indirizzo email ufficiale per iscriversi a un sito di incontri.
Leggi tutto su www.wired.it
di Chiara Crescenzi www.wired.it 2024-10-25 10:53:00 ,