I funghi potrebbero causare oltre 2,5 milioni di morti l’anno

I funghi potrebbero causare oltre 2,5 milioni di morti l’anno


Alla fine del 2022 era stata l’Organizzazione mondiale della sanità a lanciare l’allarme. Ancora alle prese con la pandemia – e complice anche la stessa ma anche i cambiamenti climatici – l’Oms aveva richiamato l’attenzione anche sulle minacce che arrivavano sempre di più anche dai funghi. Lo aveva fatto stilando una lista dei 19 patogeni più pericolosi, e sottolineando come le infezioni fungine stessero diventando sempre più difficili da debellare, per diversi motivi. Poco dopo abbiamo toccato con mano il problema. Oggi, a rilanciare quell’allarme, è David Denning, esperto di malattie infettive dell’Università di Manchester, che sulle pagine di Lancet Infectious Disease snocciola nuove stime sul peso delle infezioni fungine. E rilancia il messaggio dell’Oms: sono sempre di più, le conosciamo ancora poco e le trattiamo poco.

Come studiare le infezioni fungine gravi

Per comprendere il peso, in termini di morti associate alle infezioni fungine, Denning ha messo insieme i dati epidemiologici di 85 paesi e le ricerche in materia pubblicate tra il 2010 e il 2023. Ha quindi considerato – spiega – le percentuali di sopravvivenza in casi di infezioni trattate o meno, tenendo anche conto della diffusione di test e terapie nei diversi paesi (ma ha lasciato fuori influenze e Covid). In questo modo ha generato un quadro globale della mortalità associata alle infezioni fungine nelle diverse condizioni. Parliamo di infezioni fungine gravi, da non confondere con quelle che possono colpire pelle o mucose e che non destano in genere preoccupazione, come possono essere la micosi delle unghie o le infezioni di alcuni mucose, come la candida a livello dei genitali o della bocca (anche nota come mughetto). Come spiega l’Istituto superiore di sanità, infatti, se alcune micosi rimangono superficiali, confinate, altre possono diventare invasive, colpire diversi organi e il circolo sanguigno.

Le infezioni fungine, quelle gravi in particolare – come ricorda in un articolo su The Conversation anche lo stesso autore – sono un problema che colpisce prevalentemente le persone già malate, con un sistema immunitario debilitato. Sono più comuni in chi soffre di broncopneumopatia cronico ostruttiva, in malati oncologici, pazienti operati, trapiantati, con diabete, in caso di tubercolosi, hiv, asma o diabete. Il lavoro di Denning è stato quello di estrapolare le morti direttamente attribuibili alle infezioni fungine, cercando di stimare quanto le diverse infezioni pesassero nei diversi contesti.

I decessi correlati alle infezioni fungine

Procedendo in questo modo il ricercatore snocciola un primo dato: le infezioni fungine sono associate a circa 3,8 milioni di morti ogni anno, il doppio di quanto stimato in passato (e pari a circa il 6,8% di tutte le morti ogni anno, ricorda). Per 2,5 milioni di queste morti le infezioni ne sarebbero direttamente responsabili, anche se parliamo di un dato particolarmente delicato da estrapolare. Infatti, come spiega nel paper il ricercatore, determinare le cause di morte in pazienti già malati e di per sé fragili – come sono la maggior parte di quelli interessati dalle infezioni fungine invasive – è difficile. La co-presenza di malattia cronica e complicazioni rende difficile attribuire al momento del decesso la causa, se con o per l’infezione fungina (tema piuttosto ricorrente anche durante la pandemia, in cui le discussioni si erano concentrate sulle morti per o con Covid).

Diagnosticare e trattare

Le infezioni responsabili dei decessi citate dall’esperto sono quelle già note come tra le più problematiche – i cui nomi risuonano nella lista dei funghi più problematici dell’Oms – come quelle causate da aspergilli (in particolare Aspergillus fumigatus e A. flavus), candida o le pneumocistosi, le criptococcosi, le istoplasmosi e la mucormicosi (la malattia del fungo nero, divenuta tristemente nota durante la pandemia da Covid per un’epidemia in India). In buona parte, lascia intendere Denning, queste infezioni mortali potrebbero essere trattabili: ma mancano le diagnosi stesse delle infezioni, a volte mancano addirittura test e se ci sono non è detto che riescano sempre a identificare l’infezione. Ecco perché – se vogliamo affrontare il problema delle infezioni fungine – serve prima di tutto incrementare gli sforzi in diagnosi “accurate e tempestive”, scrive il ricercatore, soprattutto laddove un’infezione potrebbe mascherare l’altra, come accade con tubercolosi e istoplasmosi (entrambi comuni in caso di AIDS).

E’ soprattutto qui che dovremmo insistere per ridurre il peso delle infezioni fungine, conclude Denning: ovvero lavorare per aumentare la sensibilità da parte degli addetti ai lavori del problema, e così le diagnosi e le possibilità di cura. Senza dimenticare che oltre a un miglior utilizzo dei test diagnostici, ci aspetta la sfida delle resistenze dei farmaci antimicotici, in crescita. Perché se è vero che i farmaci antimicotici sono abbastanza efficaci, ricorda l’Oms, il rischio delle resistenze è reale, e una volta che si sono instaurate è difficile eliminarle.



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di Anna Lisa Bonfranceschi www.wired.it 2024-01-21 05:50:00 ,

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