Hanno un nome e un cognome le 21 vittime della tragedia di Mestre, schiacciate o morte bruciate dopo che un bus turistico è precipitato da un cavalcavia. Sono state tutte identificate: si tratta di 9 ucraini, 4 rumeni, 3 tedeschi, un croato, due portoghesi, un sudafricano e un italiano.
È stato lui il primo a essere riconosciuto dai colleghi: Alberto Rizzotto, l’autista di 40 anni originario di Conegliano in provincia di Treviso.
Tra gli ucraini c’erano invece tre amiche in viaggio, tre ragazze, tutte nate nel 1983, appena trentenni: Liubov Shyshkarova, Iryna Pashenko e Yuliia Niemova. In Ucraina era nato pure Vasil Lomakin, un papà di 70 anni in vacanza con il figlio, estratto vivo dalle lamiere del bus e solo ferito. Ucraina è anche Tetiana Beskorovainova, 65 anni.
Era croata invece Antonela Bakovic, poco più che ventenne. Era in viaggio di nozze con il marito Marko, ora ricoverato in rianimazione a Milano. I due si erano sposati una ventina di giorni fa e avevano scelto proprio Venezia come tappa. Lei era incinta di un bambino al sesto mese di gravidanza.
Tedesca è un’altra delle vittime del pullman uscito di strada di cui si conosce già il nome: Siddarta Jonathan Grasse, 28 anni.
Negli ospedali, feriti, ci sono quattro bambini rimasti orfani, due sono fratellini tedeschi. I loro genitori sono tra le altre vittime di questa strage di giovani, di famiglie e di bambini. Sì, bambini, perché tra i morti c’è anche un piccolo di un anno e mezzo e un ragazzina di circa 11 anni. Un’altra bambina di 4 anni, nata in Ucraina, è ricoverata, gravissima, con ustioni e diversi traumi, nel reparto di rianimazione del centro grandi ustionati dell’ospedale di Padova.
Lei è una dei 5-6 turisti in pericolo di vita. Dei feriti ne sono stati identificati 13 su 15: cinque ucraini, quattro tedeschi, due spagnoli, un croato e un francese. Gli ultimi due feriti, sui quali sono invece ancora in corso gli accertamenti, dovrebbero essere un cittadino ucraino e un tedesco. In tutto sono dieci quelli ricoverati in terapia intensiva.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-10-04 19:28:11 ,www.repubblica.it