La Procura sta ricostruendo gli ultimi minuti a bordo del Bayesian incavato a Palermo. Il luogo del ritrovamento dei corpi delle vittime indica che avevano capito e stavano scappando. Secondo i dati di tracciamento Ais, sarebbero passati diversi minuti dalle prime difficoltà del veliero colpito dalla tempesta all’affondamento finale.
Secondo le prime testimonianze, il Bayesian è incavato davanti alle coste di Porticello, nei pressi di Palermo, in pochissimo tempo. A mandarlo a picco un evento improvviso e catastrofico, una tempesta causata dal maltempo che ha colpito in pieno la barca di lusso. Dalle indagini della procura di Temini Imerese, però, sta emergendo un quadro ben più complesso. Sarebbero passati diversi minuti prima dell’affondamento finale durante i quali ci sarebbero stati segni premonitori importanti di quello che stava succedendo, tanto che le vittime avrebbero provato a battersela cercando una via di fuga ma rimanendo intrappolati tra cabine e corridoi.
Secondo le prime notizie, infatti i corpi delle vittime non erano chiusi nelle cabine dello yacht ma sul lato opposto come se avessero tentato un ultimo estremo sforzo per salvarsi. La circostanza emerge dall’analisi della mappa della nave che indica che i morti erano in una zona diversa da quella delle loro stanze. I copri recuperati in una zona della nave che si è allagata per ultima poco prima di inabissarsi. Se confermato, almeno sei delle sette vittime trovate nello scafo si sarebbero rese conto di tutto quanto stava accadendo, trovando una morte orribile.
Il costruttore del Bayesian: “La tortura è durata 16 minuti”
“La tortura è durata 16 minuti. È andata giù, non in un minuto come hanno detto alcuni. È andata giù in 16 minuti. Lo si può vedere dai grafici, dal grafico di tracciamento AIS (Automatic Identification System)” ha dichiarato al Financial time l’ amministratore delegato di Italian Sea Group, proprietaria della società che ha costruito la nave. Come rivela il Corriere della sera, nel tracciato Ais le prime criticità si evidenziano già alle 3.50 della notte fra domenica e lunedì. Il tracciato infatti esibizione il veliero che si muove continuamente in vari direzioni già in balia del maltempo.
Secondo Giovanni Costantino, “La barca è affondata perché ha imbarcato acqua” e ipotizza alcuni errori in quei minuti di tempesta. “Il capitano avrebbe dovuto preparare la barca e metterla in stato di allerta e di sicurezza, proprio come la barca di Sir Robert Baden Powell ancorata a 350 metri di distanza, che è stata costruita nel 1957 e ha gestito brillantemente l’evento” ha aggiunto Costantino.
L’indagine della Procura per naufragio e disastro
del resto anche alcune superstiti hanno rivelato che la lussuosa barca a vela ondeggiava vistosamente ben prima dell’affondamento e alcuni hanno raccontato di una ‘leggera inclinazione. Da alcune testimonianze dei superstiti, inoltre, sarebbe emerso un particolare che potrebbe cambiare le prime ricostruzioni. L‘panfilo infatti sarebbe affondata prima di prua e solo successivamente si sarebbe ribaltata sul fianco destro così come è stata ritrovata sul fondo del mare, quasi intatta e senza falle evidenti.
Quest’ultimo particolare non fa escludere la possibilità che il portellone del ponte possa essere stato lasciato aperto per errore dall’equipaggio. Un boccaporto del ponte superiore non chiuso e un posizionamento non corretto sono solo alcune delle ipotesi sul motivo della tragedia ma si indaga anche sull’attivazione del sistema automatico che sigilla la nave in caso di pericolo. L’indagine, che ipotizza i reati di naufragio, disastro, omicidio plurimo e lesioni colposi, al momento però resta senza indagati.
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di Antonio Palma
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2024-08-23 06:27:15 ,