Un uomo in mimetica che imbraccia un fucile, una serie di foto inedite di svastiche, riti segreti, saluti romani, e un titolo allarmante: “I nazisti tra noi”. Il nuovo numero de L’Espresso dedica la copertina alla rete italiana dei suprematisti bianchi: giovani, armati, addestrati in Ucraina. E pronti a colpire.
È firmata da Lirio Abbate l’inchiesta esclusiva che ricostruisce l’organizzazione clandestina di nostalgici di Hitler e della “razza pura” tra riunioni segrete, richiami alla simbologia nazista e strategie social per trovare nuovi adepti: una destra pericolosa, che non si può sperare di “normalizzare”, ammonisce Donatella Di Cesare. E Mauro Biani le fa eco mostrando i tre abiti del male, dal Ku Kux Klan alla mimetica, al colletto bianco.
Dopo G20 e Cop26, che hanno unito il fronte mondiale dei progressisti, la sinistra italiana deve trovare un progetto politico ampio e concreto: Marco Damilano dedica a questo tema il suo editoriale e ne discute con Mauro Calise, esperto di politica social. Qualche suggerimento lo dà una grande outsider del centrosinistra come Rosy Bindi, in una lunga chiacchierata con Susanna Turco. E anche Antonio Spadaro, in un commento a un anno dalla pubblicazione dell’enciclica Fratelli tutti.
Intanto Matteo Renzi si prepara a rottamare Italia Viva per costruire un nuovo partito (ne scrive Carlo Tecce). E negli Usa Donald Trump è pronto a tornare in campo, contando sugli elettori già delusi da Biden (di Alberto Flores d’Arcais).
Mentre Salvini rilancia il nucleare e Cingolani sogna che diventi ecologico, Gianfrancesco Turano va a vedere dove finiranno le scorie radioattive degli impianti dismessi, affidate alla gestione della Sogin: il cui amministratore delegato, svela Vittorio Malagutti, è un campione delle indennità di trasferta ingiustificate.
Non tornano i conti anche nella costruzione della linea ad alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, scrive Gloria Riva, mentre Tommaso Giagni entra nel cantiere per raccontare come procede lo scavo del tunnel del Brennero. E Antonio Fraschilla ricostruisce il caso limite di Melito di Napoli, piccola Camorraland dove tutto e tutti, dal sindaco ai vigili ai commercianti, erano in mano alla camorra. E mentre Aboubakar Soumahoro ribadisce che i problemi di chi soffre si risolvono solo affrontandone la complessità, Floriana Bulfon va in Tunisia per dar voce a chi coltiva il ricordo deli morti del Mediterraneo, tra ex voto e riti propiziatori.
Altan prevede la prossima fase del “diritto a difendersi”, Makkox dà la parola ai brasiliani uccisi dal Covid-19 per colpa delle follie di Bolsonaro, Michele Serra immagina Berlusconi al Quirinale, Michela Murgia graffia gli editorialisti fintamente liberal. E Stefano Liberti invita a meditare sulla parola della settimana: conversione.
E L’Espresso chiude con Sabina Minardi che accompagna il lettore nell’età del vintage, mentre Wlodek Goldkorn spiega il potere della memoria. Paolo Di Paolo si fa raccontare da Paolo Conte il suo omaggio a El Greco, Marcello Fois spezza una lancia a favore delle quote rosa, Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni mostrano il volto più violento delle carceri americane. Ed Erika Antonelli scrive una pagina di integrazione riuscita: quella dei rom della Capitale che, come tutti i cittadini che ne hanno diritto, hanno ottenuto una abitazione popolare. Dicendo addio per sempre a campi e roulotte.
Source link
di Angiola Codacci-Pisanelli
espresso.repubblica.it
2021-11-05 13:39:00 ,