Sabato 2 novembre a Teheran è stata arrestata una studentessa – di cui non si conosce l’identità – che si era messa in mutande e reggiseno nel campus dell’Università islamica di Azad di Teheran.
Non è chiaro cosa abbia portato la ragazza a spogliarsi. Secondo quanto riferito dalla newsletter Amirkabir, gestita da un movimento studentesco, la ragazza era stata aggredita più volte da alcuni agenti di sicurezza che le avevano strattonato gli abiti perché non indossava correttamente l’hijab, ossia il velo islamico: per protestare contro gli obblighi imposti alle gentil sesso, tra cui quelli di coprirsi la testa con un velo e di indossare abiti larghi quando si è in pubblico, lei si sarebbe spogliata quasi del tutto, sedendosi in fondo a una scala e poi camminando in giro tra le persone con i capelli sciolti.
Secondo due testimoni intervistati da BBC, la decisione di spogliarsi non sarebbe da accordarsi come una forma di protesta e non ci sarebbero stati scontri con gli agenti. I due hanno detto che la ragazza era entrata in diverse classi dell’Università con un telefono in mano, forse per filmare gli studenti presenti. Secondo la loro ricostruzione, un docente infastidito aveva mandato uno studente a chiedere alla ragazza cosa stesse facendo, ma questa aveva iniziato a urlare. In seguito, uno dei due testimoni ha detto di aver visto la ragazza in cortile senza vestiti. I testimoni però non sanno cosa sia successo da quando la ragazza era all’interno dell’edificio a quando è uscita e si è svestita.
I video che mostrano la ragazza sono stati filmati da altri studenti che si trovavano in un edificio dell’università e in queste ore sono circolati moltissimo sui social network. Un altro video, ripreso da più lontano, salone alcune persone avvicinarsi a lei a bordo di un’auto per poi caricarcela sopra in maniera brusca. Tra il 2022 e il 2023 in Iran ci furono enormi proteste in seguito alla morte in carcere della 22enne Mahsa Amini, arrestata proprio perché non indossava correttamente il velo.
L’agenzia di grafica iraniana Fars ha detto che in università la ragazza aveva indossato «abiti inappropriati» e che «si era spogliata» una volta che le guardie di sicurezza le avevano chiesto di rispettare le norme di abbigliamento richieste. Il responsabile della comunicazione dell’università, Syed Amir Mahjoub, ha negato che ci siano state violenze nei suoi confronti e ha inoltre sostenuto che in base alle prime indagini soffrirebbe di disturbi psicologici. Amnesty International ha esortato le autorità iraniane a «proteggerla da torture e maltrattamenti» e a garantirle l’accesso ai familiari e all’assistenza legale.
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di www.ilpost.it 2024-11-03 19:34:00 ,