AGI – Con i rincari nel carrello della spesa scatenati dal caro energia ben oltre 4 italiani su 10 (44%) con l’arrivo della primavera si difendono coltivando in proprio frutta e verdura a chilometro zero in giardini, terrazzi, orti urbani e piccoli appezzamenti di terreno per garantirsi cibo in una situazione di grande difficoltà e incertezza.
È quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione dell’iniziativa al mercato di Campagna Amica a Roma e in tutta Italia dove sono entrati in azione i tutor con dimostrazioni pratiche in campo per aiutare gli italiani a sfruttare tutti gli spazi a disposizione, dentro e fuori le mura di abitazione, per produrre in autonomia.
Se in passato erano soprattutto i più anziani a dedicarsi alla coltivazione dell’orto, memori spesso di un tempo vissuto in campagna, adesso la passione si sta diffondendo anche tra i più giovani e tra persone completamente a digiuno delle tecniche di coltivazione.
Un bisogno di conoscenza che è stato colmato con il passaparola e con il boom delle pubblicazioni specializzate, ma che ora ha favorito la nascita della nuova figura del tutor che la rete degli orti urbani di Campagna Amica mette a disposizione.
L’investimento per realizzare un orto tradizionale in giardino
Si può stimare, secondo Coldiretti, intorno ai 250 euro per 20 metri quadrati ‘chiavi in mano’ per acquistare terriccio, vasi, concime, attrezzi, reti per delimitare le coltivazioni, sostegni vari, sementi e piantine. Individuare lo spazio giusto e, la stagionalità, conoscere la terra di cui si dispone, scegliere attentamente semi e piantine a seconda del ciclo e garantire la disponibilità di acqua sono alcune delle regole fondamentali per ottenere buoni risultati.
La crisi economica scatenata dal confitto e dal caro bollette a dunque rivalutare la funzione degli orti di ‘guerra’ quando nelle città italiane, europee e degli Stati Uniti si diffondevano gli coltivazioni per garantire approvvigionamenti alimentari.
Sono famosi i ‘victory gardens’ degli Stati Uniti e del Regno Unito dove nel 1945 venivano coltivati 1,5 milioni di allotments (lotti, ndr) sopperendo al 10% della richiesta di cibo. Ma sono celebri anche gli orti di guerra italiani nati al centro delle grandi città per far sì che, nell’osservanza dell’imperativo del Duce, “non (ci fosse) un lembo di terreno incolto”.
Sono negli annali della storia le immagini del foro Romano e di piazza Venezia trasformati in campi di grano e la mietitura svolta in piazza Castello, centro e cuore di Torino in ogni epoca.
Ora i tempi sono cambiati ma il ritorno della guerra in Europa ha portato con sè, oltre alla grande solidarietà al popolo ucraino, grande preoccupazione per gli effetti della guerra sull’economia reale a partire dall’alimentazione.
I vantaggi di un fenomeno sempre più condiviso
I giardini e i balconi delle abitazioni lasciano spazio così ad orti per la produzione ‘fai da te’ di lattughe, pomodori, piante aromatiche, peperoncini, zucchine, melanzane, ma anche di piselli, fagioli fave e ceci da raccogliere, trasformare o conservare all’occorrenza. Un fenomeno che, oltre a far risparmiare, aiuta anche a trascorrere momenti di relax e ad allentare le ansie.
Accanto a chi coltiva gli spazi a disposizione su balconi e terrazzi ci sono anche 1,2 milioni di italiani che hanno a disposizione almeno un ettaro di terreno a uso familiare. Si tratta in larga maggioranza di famiglie che hanno ereditato aziende o pezzi di terreno da genitori e parenti dei quali hanno voluto mantenere la proprietà per esercitarsi nel ruolo di coltivatori e allevatori, piuttosto che venderli come accadeva spesso nel passato (le 10 regole da seguire le trovate qui).
Ma non manca neppure chi ha approfittato dell’opportunità messa a disposizione dagli enti locali che da Nord a Sud dell’Italia organizzano e affittano veri e propri orti urbani che registrano una crescita del 18,6% in cinque anni superando i 2,11 milioni di metri quadrati secondo l’analisi della Coldiretti sul rapporto Istat sul verde urbano 2021.
Ogni amministrazione, conclude Coldiretti, applica parametri e sistemi diversi per la concessione degli orti pubblici: ci sono comuni che li danno in uso annuale in cambio di un piccolo canone dopo averli recintati e attrezzati con acqua e piccolo riparo per gli attrezzi, altri che li riservano solo a certe fasce di età e altri ancora che aprono dei veri e propri bandi per le assegnazioni con quote di canone che cambiano a seconda del reddito e dell’età.