FOGGIA – Mancano pochi minuti alle sette ed il cellulare del sindaco di San Giovanni Rotondo, Michele Crisetti squilla all’impazzata. “Pronto sindaco, Galak non c’è più. Lo hanno ucciso”. Una notizia che scuote la quiete del paese caro a San Pio: il cane randagio che accompagnava turisti e fedeli al convento dei Cappuccini è deceduto. Sul fianco di Galak una vistosa ferita, forse provocata un colpo d’arma fuoco. Pochi minuti più tardi sul luogo del ritrovamento della carcassa di Galak c’erano già il referente comunale al randagismo, Alberto Pietroboni, ma anche vigili urbani, carabinieri e il veterinario della Asl.
“Galak non aveva colpe, e non meritava di morire” – commenta il primo cittadino -. “Si fa fatica ad immaginare come mai un cane così buono, così mansueto, “il cane del pellegrino” come lo conoscevamo tutti, possa essere deceduto, con altissime probabilità ucciso, violentemente”. E che Galak sia stato sparato ne è convinto anche il movimento animalista e ambientalista “Stop Animal Crimes Italia” che ha chiesto l’intervento dei carabinieri e il sequestro dell’animale per gli accertamenti del caso, oltre all’acquisizione delle videocamere di sorveglianza, “il tutto al fine di individuare l’autore materiale del grave gesto criminale” – denunciano dall’associazione. Galak lo si vedeva spesso nella zona dei chioschi; scodinzolava ai turisti e ai fedeli.
Li accompagnava lungo il percorso che conduce al convento Le Clarisse e le volontarie si prendevano cura di lui, portandogli cibo insieme ad altri randagi. “Pare però che le volontarie abbiano ricevuto l’invito a far sparire il cane dall’area perché dava fastidio ai turisti”, denunciano dal movimento “Stop Animal Crimes Italia”. Ora dalla stessa associazione promettono battaglia: “Seguiremo le indagini e faremo di tutto per far punire il responsabile di un atto così primitivo e pericoloso e invitiamo la Comunità dei Cappuccini a fornire indicazioni a loro conoscenza”. Forte anche il grido di sdegno da parte del sindaco Crisetti: “Siamo in attesa dei riscontri ufficiali, ma intanto non si può non provare profonda rabbia, disprezzo, e l’immancabile dolore che un accadimento del genere porta con sé. È qualcosa di troppo meschino, inclassificabile, – tuona Crisetti – per cui si accerteranno le responsabilità e qualcuno dovrà pagare per quello che fatto. Ve lo garantisco, non ci fermeremo fino a che questo non accadrà”, conclude.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2022-07-28 15:31:24 ,bari.repubblica.it