Martedì il direttore generale dell’Agenzia spaziale russa (Roscosmos), Yuri Borisov, ha annunciato che dopo il 2024 la Russia si ritirerà dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il grande laboratorio scientifico che si trova in orbita intorno alla Terra, per concentrarsi sulla costruzione di una nuova stazione orbitale. Sarebbe una decisione di grande importanza, ma per ora i responsabili della NASA, una delle principali agenzie spaziali coinvolte nel mantenimento della ISS, hanno segnalato di non avere ricevuto comunicazioni ufficiali da parte della Russia come previsto dai trattati che regolamentano la gestione della Stazione.
Lo Spazio è rimasto uno dei pochi ambiti in cui Russia e Stati Uniti ancora collaborano: in modi diversi a seconda dei periodi, lo fanno da prima della fine della Guerra Fredda, e i molti conflitti diplomatici che si erano susseguiti negli anni non avevano pressoché condizionato il loro lavoro comune nello Spazio.
La Stazione Spaziale Internazionale è gestita in maniera congiunta dalle agenzie spaziali di Russia (Roscosmos), Stati Uniti (NASA), Europa (ESA), Giappone (JAXA) e Canada (CSA). La gestione è regolata da diversi trattati che stabiliscono le modalità di accesso ai vari moduli e il tempo che ogni agenzia spaziale può dedicarvi per le proprie ricerche. Borisov ha detto che la Russia rispetterà tutti gli obblighi ancora in vigore con gli altri stati per quel che riguarda l’ISS fino al 2024.
Dopo molti decenni di collaborazioni, l’invasione militare della Russia in Ucraina era stato il primo evento a comportare grandi conseguenze sul lavoro delle agenzie spaziali: a marzo l’ESA aveva sospeso ExoMars, la sua missione interplanetaria più importante e ambiziosa degli ultimi tempi, che avrebbe dovuto eseguire in collaborazione con Roscosmos.
– Leggi anche: L’invasione dell’Ucraina nello Spazio