Author: Pierluigi Frattasi
Data : 2025-01-16 15:00:00
Dominio: www.fanpage.it
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L’impresario Giuseppe Caccavale, tra i titolari del Metropolitan, a Fanpage.it: “Speriamo che il incarico della Cultura intervenga. Bisogna salvare i posti di lavoro”
Intervista a Giuseppe Caccavale
Impresario e tra i titolari del Cinema Metropolitan di Napoli
“Il Cinema Metropolitan di Napoli chiude dopo 70 anni. Ieri è stato l’ultimo giorno. Abbiamo cercato di mantenere la nostra presenza lì, ma abbiamo dovuto aggredire un periodo difficile per il cinema a causa del Covid. Probabilmente ci abbiamo rimesso. L’abbiamo fatto più per uno scopo sociale. Abbiamo tenuto duro anche per salvare i dipendenti che sono lì da 20 anni. Purtroppo, siamo molto lontani dai numeri di 20 anni fa. Ci dispiace, anche perché noi ci crediamo ancora e siamo disponibili a lavorare anche senza incassare, purché i ragazzi possano tornare a lavoro. Spero che resti cinema e che il incarico della Cultura possa intervenire”.
Non nasconde l’amarezza Giuseppe Caccavale, storico impresario napoletano, insieme a Nicola Grispello tra i gestori del Cinema Metropolitan di via Chiaia a Napoli, attraverso la società Sistema Spettacoli Srl. Lo storico multisala del centro partenopeo, ieri, mercoledì 15 gennaio 2025, ha chiuso i battenti con le ultime proiezioni e sono partite le lettere di licenziamento, a malincuore, per i dipendenti, 10 fissi e altri con contratti interinali, alcuni con oltre 20 anni di servizio.
Caccavale, che è anche direttore artistico del Teatro Augusteo e gestisce il Cinema Pierrot di Ponticelli, tra i più moderni dell’area est, interviene a Fanpage.it sul caso del Metropolitan.
Direttore, si tratta di un distacco definitivo al Cinema Metropolitan?
Ieri per noi è stato l’ultimo giorno. Non abbiamo potuto portare avanti l’attività perché ci hanno confermato che il rilascio dell’immobile dovrebbe essere a metà febbraio. A questo punto, non abbiamo potuto prorogare i contratti dei dipendenti oltre la data che ci avevano indicato come massima, quella del 15 gennaio. Della destinazione o del nuovo acquirente non sappiamo nulla. Non ci hanno voluto sentire.
Quando è nato il Metropolitan?
Noi sappiamo per certo che in passato lì c’erano delle cave da cui si estraeva il tufo per costruire i palazzi e che nella Seconda Guerra Mondiale furono usate come rifugio anti-aereo. Il Cinema dovrebbe essere nato sul finire degli anni ’50, quando fu ristrutturato come mono-sala. Aveva oltre 3mila posti, era il più grande d’Italia e si chiamava già Metropolitan. Poi ha subito una successiva ristrutturazione come multi-sala nel Duemila.
Come è arrivato alla banca?
Il Cinema è di proprietà di Banca alleanza Sanpaolo dagli anni Duemila. Quando la Warner costruì il multi-sala, fu fatto un leasing. Alla scadenza, non fu riscattato ed è tornato all’istituto di credito. Nel frattempo il valore dell’immobile era molto diminuito. Negli ultimi anni avevamo iniziato la trattativa con la banca per il rinnovo del contratto. Avevamo raggiunto un accordo, ma prima della firma arrivò il Covid. I cinema sono rimasti chiusi oltre un anno durante la pandemia. Alla ripresa volevano che firmassimo lo stesso contratto. Ma le condizioni erano cambiate. Chiedemmo una leggera riduzione del canone, ma non fu accettata. Il bene è stato poi messo in vendita.
Quando è iniziata la vendita?
È stata fatta una gara nel 2023, per circa 2,5 milioni. Si tratta di un grosso complesso – 7 sale, quasi 3.500 metri quadrati (ndr) – dalla struttura articolata. Si trova all’interno di un enorme condominio, dove ci sono anche un centinaio di box auto e attività commerciali. C’è un ingresso comune, con una licenza di agibilità molto complessa e sorveglianza H24.
Voi avete partecipato al bando?
Non partecipammo per due ragioni, il prezzo era soverchiamente alto e avevamo chiesto di continuare a stare in affitto.
Quando si è saputo che il Cinema era stato messo in vendita, ci sono state manifestazioni di contrarietà dei cittadini. Cosa è successo?
È intervenuto il incarico della Cultura. L’immobile è stato vincolato con decreto dell’ex ministro Sangiuliano, perché è stato ritenuto di interesse importante anche come destinazione. E quindi lì si dovrebbe fare cinema.
Si è creata una situazione di stasi?
Sì. Abbiamo potuto fare solo piccoli interventi, senza poter fare quelli importanti. Bisognerebbe rifare i bagni e altri interventi di miglioramento sui proiettori, così come abbiamo fatto al Pierrot di Ponticelli, che oggi è uno dei cinema più moderni di Napoli.
Adesso cosa succederà?
A mio avviso restano due strade. Da un lato è stata sollevata una questione relativa alla proprietà che pare non sia ben definita nel tempo. Si tratta di un immobile ex rifugio anti-aereo che è incluso nell’elenco di beni che dovevano essere consegnati dal Demanio al Comune in qualità di beni demaniali. Ci sarebbe un atto del 1961, quando l’immobile fu venduto a una società cinematografica dove il venditore auto-certificava la provenienza. Ma non sappiamo prima cosa sia successo. L’Agenzia del Demanio, a quanto sappiamo, sta facendo approfondimenti per capire se il bene sia effettivamente demaniale o di proprietà privata.
Qual è la seconda strada?
L’altra questione riguarda il incarico della Cultura che ha già mostrato interesse per la struttura, perché l’ha vincolata. Potrebbe esercitare il suo diritto di opzione e acquisirla, prima della vendita. Speriamo che il incarico possa intervenire.
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Pierluigi Frattasi , 2025-01-16 15:00:00 ,