Attraverso un computer sistemato in una stanza della sua villa in via Panoramica, con un semplice click, Antonio Rossetti aveva la possibilità di spostare anche migliaia di euro per volta sui conti di agenzie di scommesse di Castellammare e Gragnano. I gestori delle sale utilizzavano quei soldi per ricaricare a loro volta i conti di clienti che scommettevano su siti pirati. Un sistema per aggirare le leggi dello Stato – che detiene il monopolio del gioco attraverso le concessioni rilasciate dall’Aams – che consentiva un enorme guadagno per l’organizzazione criminale.Un affare – stimano gli investigatori – da circa 10mila euro a settimana, che almeno tra il 2010 e il 2015 veniva gestito dal ras Antonio Rossetti che aveva un filo diretto con un broker di Salerno, che metteva a disposizione del clan D’Alessandro i siti pirata.L’ex reggente della cosca di Scanzano si era inserito a tal punto nel business delle scommesse da conoscere tutti i termini utilizzati dai broker, come si evince dalle intercettazioni agli atti dell’inchiesta Cerberus. Soprattutto dava consigli ai titolari dei punti scommesse sparsi sul territorio che si affidavano al clan D’Alessandro: «Lasciatelo perdere il betting perché lì la percentuale è solo del 7 %, sul poker invece vi dò il 50 %».Insomma, le puntate sugli eventi sportivi – che magari possono avere una maggiore probabilità di vincita – non garantivano grossi guadagni, mentre sul poker e in particolare i tornei virtuali di Texas hold’em garantivano più introiti.Le indagini, purtroppo, svelano anche la forte propensione al gioco da parte degli scommettitori più incalliti. Le agenzie chiedevano continuamente ricariche sui loro conti ad Antonio Rossetti, a volte anche di 10mila euro per soddisfare le richieste dei clienti. E nel corso di un’intercettazione tra il ras di Scanzano e il gestore di un punto scommesse del centro di Castellammare viene fuori la storia di un uomo che in una sola notte aveva bruciato 1.000 euro giocando al poker online. Tant’è vero che è dopo una ricarica d’urgenza fatta di sera all’agenzia per soddisfare il cliente, è lo stesso ras a meravigliarsi che al mattino già servissero nuovi soldi per rimpinguare quel conto. Inevitabilmente vengono fuori anche storie di persone che poi non riuscivano a pagare le agenzie, quando gli veniva fatto credito e si scatenava la rabbia del ras del clan D’Alessandro.L’affare tuttavia era talmente redditizio per l’organizzazione criminale che ad un certo punto lo stesso Rossetti si preoccupava di come poter giustificare quei soldi che entravano illegalmente nelle casse della cosca. La soluzione fu quella di far aprire una partita Iva a un prestanome, al quale intestare un’attività di sala giochi, provando a creare un paravento dietro il quale celare l’affare illecito.
LEGGI TUTTO
di Tiziano Valle
www.metropolisweb.it
2022-04-17 06:00:27 ,