Il Commodore 64 è arrivato sul mercato nell’agosto del 1982. Ovvero, trentanove anni fa che anche se non sono proprio quaranta, nel tempo della tecnologia equivalgono più o meno a tre quattro ere geologiche. Dovrebbe quindi essere un fossile dell’informatica ma il “biscottone”, vezzeggiativo con cui i suoi fan lo chiamano per via dell’estetica da savoiardo, non solo è ancora tra noi ma è alive and kicking, come cantavano i Simple Minds al tempo del massimo splendore di questa icona tecnologica a 8 bit, diventato in pochi anni il più venduto home computer di tutti i tempi. E grazie ad una attivissima scena “homebrew”, fatta da talentuosi sviluppatori indipendenti, il C64 oggi sforna videogiochi di un livello tecnico che ad averli potuti vedere trentanove anni fa avrebbero lasciato chiunque con la mascella spalancata. Questo accade anche perché in quarant’anni le tecniche di programmazione si sono evolute e sebbene dentro i 64 ci sia un attempato chip 6510, quello che è possibile tirarne fuori ancora oggi raggiunge livelli sbalorditivi.
RepTech, torna il Commodore 64: ecco the C64, così rivive il mito tecnologico degli anni 80
Sempre Avory è autrice di Snow Force, un classico sparatutto a scorrimento orizzontale sulla scia dei grandi titoli del genere per il C64 (Armalyte, Katakis, Io, Delta su tutti) ma stavolta la tematica è natalizia e al posto della navicella spaziale c’è una slitta volante molto carina. L’azione è ritmata e il livello di difficoltà ben calibrato, tutto è realizzato in maniera molto elegante. Snow Force costa 1,99 dollari, prezzo simbolico per un gioco che è tutto meno che un giochino e che consacra Avory come una tra le migliori autrici di sempre per il biscottone. Insomma se avete ancora una passione a 8 bit (e un Commodore 64 funzionante) questi sono tre titoli da avere assolutamente. E se dovete andarlo a recuperare in cantina o in soffitta andateci, scavate e ricollegate tutto, ne vale la pena.
Ma sotto al podio, non mancano altri titoli che sono degli impensabili achievement tecnici e delle brillanti idee interattive anche oggi, che portano su una macchina di decenni fa i concetti e le categorie dell’interattività digitale di oggi. Così, visto che l’avete recuperato dagli scatoloni e ricollegato al Mivar (se ce l’avete, altrimenti si può usare un adattatore per i display di oggi), il vostro C64 è pronto ad ospitare ottimi giochi come Monstro Giganto, sorta di picchiaduro realizzato dal team italiano composto da Antonio Savona + Pirates of Zanzibar, il gioco è un incontro particolarissimo tra azione ed estetica con personaggi enormi realizzati in grafica Petscii, con un incredibile risultato artstico. O ancora Ninja Carnage, un curioso esempio di avventura “semitestuale” punta e clicca molto ben scritta, Nixy the Glade Sprite, un’avventura d’azione serrata e divertente, Lost Realms of Murkasada, un RPG vecchia scuola ma ben piazzato e tecnicamente valido, Outrage, un bell’incrocio tra due classici come Turrican e Hawkeye. C’è ovviamente in tutte queste produzioni un omaggio sentito al tempo che fu, ma anche una strizzata d’occhio al tempo che è e perché no, a quello che verrà.
Eh sì perché il retrogaming è ormai un segmento di mercato importante in un periodo storico in cui i gamer della prima ora si avvicinano o hanno già superato i cinquant’anni, ed è un fenomeno che non sembra affatto intenzionato a ridimensionarsi. Il successo di iniziative come la riedizione di classici computer e console va ben oltre il richiamo della nostalgia o il folklore digitale. E’ storia contemporanea, complice il livello incredibile di vivacità della scena homebrew che fa sembrare che davvero non siano passati quarant’anni da quando sulle tastiere si digitavano i comandi in basic e gli assistenti vocali vivevano solo nei film di fantascienza. Una storia che dura fino ad oggi, fatta di sogni elettronici che dagli anni 80 non smettono di stupire. E soprattutto, una storia che l’inesauribile potere magico del Commodore 64 sembra poter rendere infinita.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2021-12-25 19:49:23 ,www.repubblica.it