Esistono film che rimangono impressi nella memoria anche a distanza di anni. Non si pongono l’obiettivo di diventare un’icona, ma certe volte accade che lo diventino. E’ il caso de “Il gladiatore”, firmato Ridley Scott. Un film che ha cavalcato il mito e il sogno di una Roma imperiale, spesso rincorso in tante opere artistico/letterarie. A ventiquattro anni di distanza, torna sul grande schermo Il Gladiatore 2, per rinnovare quel sogno, ma il risveglio è stato tutt’altro che piacevole.
In questo secondo capitolo, la storia è ambientata a 16 anni di distanza dagli avvenimenti precedenti. Massimo Decimo Meridio è deceduto e con lui la speranza di Marco Aurelio di riportare Roma sotto la guida del senato, in mano al popolo. Il protagonista è Lucio Varo, figlio di Lucilla. Scopriamo che dopo la morte dell’imperatore Commodo, in quanto unico erede, è stato esiliato in Numidia dalla stessa madre, per tentare di salvargli la vita. Ora Lucio è cresciuto, si è costruito una nuova famiglia e freme di rabbia e vendetta verso un mondo che l’ha rinnegato.
Nel Gladiatore 2 ogni singolo avvenimento sembra essere al suo posto; gli intrighi di potere, il desiderio di riscatto, l’atrocità dell’arena e il perseguimento di un giusto ideale. Una ricca decorazione che però ricopre solo la facciata di un muro pieno di crepe e muffa. La facciata sembra essere l’unica cosa di cui si preoccupa Ridley Scott (e neanche così bene), per tutta la durata del film. Le scenografie sono monumentali, così come le ricostruzioni delle battaglie. I colori sgargianti e gli scontri in arena ricchi di spettacolarizzazione, in cui il sogno di Roma viene rievocato nello spettatore con ripetute inquadrature veloci.
Tutto questo però, è uno specchio per l’allodole, un pacchetto ben fatto, pieno di nastri e colori al cui interno è custodito un regalo mediocre e di scarsa qualità. Per quanto riguarda l’accuratezza storica, sebbene non sia un elemento da prendere in seria considerazione in un Blockbuster, raggiunge livelli di distorsione al limite del genere fantasy. La regia passa da errori grossolani tipici di un B movie quali scritte in inglese sui muri, carpe giapponesi nelle fontane, e senatori che leggono giornali in un bar, a problemi più studiati, ma che denotano la totale mancanza di un consulente storico/artistico, nella realizzazione.
Fin dall’inizio de Il Gladiatore 2 ci troviamo di fronte ad una grande battaglia in cui ci vengono mostrati elmi e baliste di epoca medievale, tra cui il famoso trabucco, strumento con cui questa non precisata città dell’attuale Algeria ( definita ultima roccaforte della Numidia), usa per difendersi. Il passo successivo è una linea temporale compiutamente sballata in cui viene compiutamente dimenticata la figura di Settimio Severo. Macrino, interpretato da un magistrale Denzel Washington, è rielaborato nella figura di un mercante di gladiatori, sebbene sia stato a tutti gli effetti un imperatore.
Nel primo film, la figura di Commodo era un villan sulla carta perfetto. Dal punto di vista narrativo ci offriva una disamina psicologica complessa, ricca di sfumature, trainata dai suoi desideri, le sue debolezze e le sue mancanze. Nel Gladiatore 2 i nuovi imperatori gemelli Gera e Caracalla, non hanno alcun tipo di approfondimento. La loro crudeltà e tirannia è conseguenza di una semplice mania di grandezza e di una follia mentale, non la scelta migliore specificata (soprattutto di Caracalla). Persino la deep lore tra i personaggi, non viene minimamente affrontata. Non sappiamo le storie di nessuno, se non quella dei protagonisti del primo film. Ogni personaggio sembra essere buttato a caso, solo per creare ostacoli (o alleati), in linea con l’obiettivo del protagonista. I dialoghi lasciano presagire più volte elementi narrativo tra personaggi, chiari solo nella mente del regista, e mai esplicitati allo spettatore.
Paradossalmente, nel Gladiatore 2, le battaglie nelle arene, rimangono le più accurate, seppur non prive di difetti. Dalle fonti abbiamo notizia dell’uso di animali marini, soprattutto durante le rare naumachie (battaglie navali) effettuate al Colosseo. Così come abbiamo notizia dell’uso di animali esotici, quali scimmie e rinoceronti. Certamente le prime non erano geneticamente modificate, come fossero zombie assassini e i secondi non erano cavalcati dai gladiatori. Entrambe cose che avvengono nel film.
Nota di merito per Denzel Washington (Macrino) e anche per Paul Mescal (Lucio) che riescono a dare lustro ai loro rispettivi personaggi, entrambi poco sviluppati. Non abbiamo una reale modificazione del personaggio, i quali rimangono estremamente bidimensionali e ancorati a scelte registe basiche e scontate. Il film sembra non vivere di una sua identità, l’intera storia è una rievocazione continua del primo, e tutto si svolge esattamente allo stesso modo. Il principe rinnegato che sogna una Roma diversa e si batte nel colosseo, guidato dalla rabbia e la vendetta. Un copia e incolla, non solo dell’intera storia, ma spesso anche dei dialoghi e di alcune famose scene, come il combattimento finale contro i pretoriani, o l’uso della sabbia prima di impugnare l’arma.
In conclusione, Il Gladiatore 2 è un film sicuramente spettacolare, ma non regge il confronto con suo padre. Ci appare come una copia sbiadita, ricca di errori grossolani e poca appetito di voler lasciare il segno. Godibile per passare due ore in compagnia, ripensando a quel bellissimo film di un’epoca ormai tramontata. Ma mai stimolante, elettrizzante o originale. Rimarrà la conferma di un primo film cult, all’altezza del suo nome, non deturpato dal suo sequel, ma fiero della consapevolezza che per diventare un’icona, serve molto di più di un’operazione nostalgia.
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di Enrico Zicari
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2024-11-28 17:29:00 ,