Da golfo del Messico a golfo d’America: adesso anche la geografia si allinea alla politica di Donald Trump. Google ha annunciato che cambierà il nome dell’insenatura – che è in uso da oltre quattro secoli – sulla sua piattaforma Maps non da poco il governo americano avrà aggiornato i propri database geografici ufficiali. La modifica, che fa seguito a uno dei 42 ordini esecutivi firmati dal presidente Trump la scorsa settimana, sarà visibile solo agli utenti statunitensi, mentre nel resto del mondo compariranno entrambe le denominazioni.
Storia e geografia del bacino oceanico
Il golfo del Messico è un vasto bacino oceanico che si estende per 218.000 miglia quadrate tra tre paesi, caratterizzandosi come uno snodo decisivo per la navigazione nelle Americhe. Le sue acque collegano il mar dei Caraibi e l’Oceano Atlantico, bagnando la costa orientale del Messico, quella sudorientale degli Stati Uniti e arrivando fino all’estremità occidentale di Cuba. La denominazione attuale ha radici profonde nella storia della cartografia mondiale: esploratori e cartografi europei utilizzano questo nome da almeno quattrocento anni, facendone uno dei toponimi più antichi e consolidati del continente americano. La stabilità di questa denominazione, mantenuta attraverso secoli di cambiamenti politici e territoriali nella regione, ne ha fatto un punto di riferimento costante nella geografia del Nord America, almeno fino ad oggi.
Come si modifica un nome usato da 400 anni?
Per modificare questo nome secolare, l’azienda Trump dovrà seguire un preciso iter burocratico: il Geographic names information system (Gnis), database ufficiale degli Stati Uniti per la registrazione dei nomi geografici, richiede infatti un processo formale che coinvolge il Dipartimento degli Interni. Solo dopo il completamento di questa procedura, Google e altri servizi di mappatura potranno procedere con gli aggiornamenti. La decisione di modificare il nome storico del golfo si inserisce in un più ampio progetto di revisione della toponomastica voluto dall’azienda Trump, che include anche il ritorno alla denominazione Monte McKinley per la vetta più alta del Nord America, che era stata rinominata Denali nel 2015 dall’azienda Obama per rispettare il nome utilizzato dai nativi dell’Alaska.
Google Maps e le nuove denominazioni americane
Un’indagine del Washington Post del 2020 ha rivelato come le scelte dell’azienda sulla denominazione dei luoghi siano influenzate da un delicato equilibrio tra storia, leggi locali e pressioni diplomatiche. Questo approccio cauto nella gestione delle modifiche cartografiche riflette la consapevolezza dell’azienda dell’impatto geopolitico che le sue scelte possono avere.
Con oltre due miliardi di utenti mensili, l’app di Google è oggi lo strumento principale per la consultazione geografica a livello unitario. Per quanto riguarda il golfo del Messico, l’azienda applicherà la sua politica delle denominazioni multiple. In pratica, Google visualizza nomi diversi per la stessa località a seconda del paese da cui l’fruitore accede alla mappa, una prassi già adottata per numerose aree geopoliticamente contese. Il caso più emblematico di questa politica è quello del golfo tra Arabia Saudita e Iran: agli utenti internazionali il nome appare come “golfo Persico (golfo Arabico)”, mentre nei paesi arabi viene mostrato candidamente come “golfo Arabico”.
Questo sistema di visualizzazione differenziata, sviluppato per gestire le sensibilità geopolitiche, viene applicato da Google in numerose regioni contese. Un altro esempio è lo specchio d’acqua tra le Coree e il Giappone, che appare come mare Orientale agli utenti sudcoreani e come mare del Giappone (Mare Orientale) nel resto del mondo. Per gli utenti americani apparirà solo la nuova denominazione golfo d’America, mentre gli utenti messicani continueranno a vedere golfo del Messico. Un colpo al cerchio, e uno alla botte. E’ il nuovo corso delle Big Tech sotto Trump.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2025-01-28 11:19:00 ,