Antonio Leandri, un impiegato di 24 anni, perse la vita in un omicidio avvenuto il 17 dicembre 1979 a Piazza Dalmazia a Roma, perpetrato da un gruppo di terroristi neofascisti. Questa tragica vicenda coinvolse erroneamente Antonio Leandri, un giovane geometra estraneo alla politica, in quanto fu scambiato per l’avvocato Giorgio Arcangeli. Quest’ultimo era stato accusato di aver denunciato e contribuito all’arresto del terrorista neofascista Pierluigi Concutelli, ritenuto responsabile dell’omicidio del giudice Vittorio Occorsio.
L’agguato fu pianificato durante una riunione presso la casa dell’ideologo neofascista Paolo Signorelli da un gruppo misto di militanti appartenenti a Terza Posizione e ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Questo gruppo includeva Giusva Fioravanti, Sergio Calore, Antonio d’Inzillo, Bruno Mariani e Antonio Proietti. L’aggressione si consumò il 17 dicembre 1979.
Nessuno dei membri del gruppo assassino aveva mai visto in volto o conosciuto in precedenza la vittima. Pertanto, quando Antonio Leandri si voltò in risposta all’urlo “avvocato!” pronunciato da Fioravanti, Mariani aprì il fuoco, e tre colpi dei sei sparati lo colpirono mortalmente, prima che Fioravanti somministrasse il colpo di grazia che ne causò la morte definitiva.
Poco dopo l’agguato, un’auto della polizia intercettò il veicolo dei criminali e arrestò quattro di loro: Calore, Mariani, D’Inzillo e Proietti, mentre Fioravanti riuscì a fuggire da solo e sfuggire alla cattura.
In seguito al processo di primo grado, Signorelli, Fioravanti, Mariani e Calore furono condannati all’ergastolo, mentre Proietti fu condannato a 21 anni di reclusione. In fase di appello, la seconda Corte d’Assise di Roma confermò la condanna all’ergastolo per Fioravanti, ma ridusse la pena di Mariani a 30 anni di reclusione, mentre Proietti e Calore (divenuto un collaboratore di giustizia) furono condannati a 15 anni. Inoltre, la corte annullò la condanna all’ergastolo inflitta a Signorelli, assolvendolo dall’accusa di aver commesso il crimine.
Manovra 2024, oggi seconda lettura in Senato, domani l’approvazione
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