Il Mio Piede Sinistro ha un posto speciale nella storia del cinema. Si regge su una delle più grandi performance attoriali di tutti i tempi, che porta la firma di lui: Daniel Day-Lewis. La storia di Christy Brown arrivò nei cinema americani in quel novembre del 1989, di fatto consegnando alla leggenda un biopic capace di diventare da quel momento un punto di riferimento per il genere. Qualcosa che a 35 anni di distanza non è assolutamente cambiato.
Un biopic capace di rasentare al perfezione assoluta
Per capire l’impatto che ebbe Il Mio Piede Sinistro in quel 1989, paradossalmente dobbiamo andare a diversi mesi dopo, alla 62esima serata degli Academy Awards, il 26 marzo del 1990. Ancora oggi riconosciuta come una delle edizioni di maggior caratura di sempre, vede a contendersi la statuetta di Miglior Attore Protagonista un elenco di attori a dir poco eccezionali. C’è Kenneth Branagh con il suo Enrico V, c’è Tom Cruise che ha sorpreso tutti con Nato il 4 luglio, c’è Morgan Freeman con A Spasso con Daisy, e un magnifico Robin Williams con l’immortale L’Attimo Fuggente. Ma quando la Foster fa il nome di Daniel Day-Lewis, non c’è una persona al Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, che non sappia che la statuetta non poteva che andare a lui. Gli altri quattro candidati si spellano propriamente le mani mentre Lewis, capelli lunghi al vento, sale a ringraziare per una statuetta tra le più sacrosante della storia.
Le altre erano tutte prove d’attore di primissima grandezza, alcune ancora oggi fisse nella nostra memoria, ma era pacifico che vincesse lui. La storia di Christy Brown era un campo minato dal punto di vista cinematografico. Una vita così straziante, potente, che il rischio di far deragliare il tutto e creare qualcosa di melenso, o peggio ancora di retorico e incapace di dare la reale dimensione del suo vissuto, era altissimo. Eppure, Daniel Day-Lewis seppe renderla il motore pulsante di un film capace di conquistare totalmente pubblico e critica come rarissimamente è successo nella storia del cinema. Christy Brown nasce a Dublino, figlio di Patrick (Ray McAnally) e Bridget Brown (Brenda Fricker) nel 1932. Erano tempi duri, durissimi, dei 21 figli ben 9 moriranno ancora piccoli e Christy nasce affezione da paralisi cerebrale spastica. In poche parole, è affatto incapace di controllare il proprio corpo, con la sola, unica eccezione del suo piede sinistro.
Il film, basato sull’autobiografia di Brown, è il primo che vede la collaborazione tra Daniel Day-Lewis e quel Jim Sheridan, che dirigerà l’attore in altri momenti salienti della sua carriera, ed è un miracolo di scrittura ed equilibrio. Brown, a dispetto della sua disabilità, verrà sempre protetto dalla famiglia, in particolare dalla madre, coinvolto nei piccoli e grandi eventi quotidiani. Il Mio Piede Sinistro in diversi momenti pare quasi ammiccare al neorealismo italiano, nel farci comprendere lo squallore dell’esistenza di chi nella Dublino di allora, doveva vedersela con la miseria più nera. La pittura, creata dal suo piede, sarà prima la via di fuga dalla sua condizione, ed infine il mezzo di un riscatto che però, non sarà così facile o così immediato. Il Mio Piede Sinistro ci esibizione Brown fare i conti anche con la perdita del padre, con la sensazione di essere un peso per una famiglia sempre più povera.
Ma a dispetto della sua condizione, Brown dentro è un fuoco che arde e la pittura, anche grazie all’aiuto della gentile Eileen Cole (Fiona Shaw), diventerà la chiave della sua salvezza. Una salvezza che il film di Sheridan rende tutt’uno con un percorso di presa di coscienza del protagonista, portato in giro dentro una carriola, almeno finché la madre non riesce a mettere da parte qualche soldo per prendere una sedia a rotelle. Crescendo, vediamo Brown diventare più sicuro delle sue possibilità, di quanto la pittura possa aiutarlo ad essere visto come qualcosa di più di uno storpio. Ma dentro di lui c’è anche la rabbia, per come le altre persone paiono quasi aspettarsi docilità e un distacco dalla materialità e carnalità della vita, come se dovesse quasi diventare un santo invece di restare un essere umano. Sarà uno dei motivi per i quali Brown diventerà fin esorbitante legato all’alcool come mezzo per sfogare la sua comprensibile frustrazione. “Per tutta la vita ho avuto solo amore platonico. Sapete cosa dico? Fanculo a Platone!” esclama.
Un film con una nuova concezione di ordine attoriale
Ma se siamo qui, 35 anni dopo, a parlare de Il Mio Piede Sinistro, su Christy Brown che divneta un pittore ed autore famoso in tutto il mondo, è perché Daniel Day-Lewis illumina il concetto di studio di un personaggio di una luce nuova, potentissima, per certi tratti quasi inquietante. Il cosiddetto “ordine” è diventato una definizione a volte un po’ nebulosa, ma di certo attori come Robert De Niro, Marlon Brando, Christian Bale e tanti altri l’hanno impugnato con coerenza ed efficacia. Ma nessuno come Daniel Day-Lewis. Per interpretare alla perfezione Christy Brown, imparò a scrivere e dipingere utilizzando solamente il piede sinistro, arrivando a livelli di abilità veramente notevoli. Ma più radicale ancora, l’attore inglese chiese di essere spostato su una sedia a rotelle per tutta la durata del film, anche quando non si girava. Può sembrare una leggera stravaganza, ma questo comportò per la produzione un problema non da niente.
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di Giulio Zoppello www.wired.it 2024-11-10 05:30:00 ,