CERVINIA – Seconda stella a destra, questo è il cammino. Porta al paese che non doveva esserci più, ma che alla fine forse ci sarà ancora. Perché i politici locali ci hanno ripensato, e pare abbiano capito che è meglio se Cervinia non diventa soltanto “Le Breuil”. Le Breuil che?
La sindaca di Valtournenche, di cui Cervinia è frazione, Elisa Cicco, dice infatti che «sono state avviate le procedure per ripristinare il nome di Breuil-Cervinia». Scusate, avevamo scherzato. Perché, appena ventiquattro ore prima si era saputo l’esatto contrario. I valligiani hanno voglia di scherzare, forse per scaldarsi quando non basta il vin brulé (ieri, meno sette gradi e neve come in un presepe).
Se in sostanza siamo “nudi nomi”, alla storica Cervinia (nome fascista? Sì, nome fascista) poteva non restare neppure quello. La tempesta perfetta però ha spaventato, insieme alla reazione compatta e contraria dei residenti, 700 persone prese in contropiede. «Una prova di forza dell’Union Valdotaine che ha mostrato i muscoli a Fratelli d’Italia» spiega lo scrittore Paolo Cognetti, che per molti mesi all’anno vive non troppo lontano da qui. «Lascio ai politici le loro beghe, per concentrarmi su qualcosa di ben più importante, cioè il destino del vallone delle Cime Bianche minacciato dal progetto di una super funivia fino a Champoluc. La Regione accelera, anche se da Bruxelles non è arrivata alcuna deroga. E si sono formati gruppi di resistenza uniti in un comitato che ha già raccolto 20 mila firme, tantissime, se si pensa che in Valle d’Aosta vivono 120 mila persone, e 12 mila euro per le spese legali. Queste sono le buone notizie».
Nevica forte, e il primo freddo odora di gelo. La massa del Cervino ci ricorda che qui ogni cosa dipende da lui, ed è così da sempre. Da quando, era il 14 luglio 1865, i due alpinisti Edward Whymper e Michel Croz riuscirono a violarlo al termine di una drammatica spedizione che costò la vita a quattro persone. Ed è così da quando l’industria turistica decise di puntare sul luogo “dove la neve bacia il cielo”, creando dal nulla un’epopea. Sul nome così “destrorso” si potrebbe dire che Courmayeur non ha mai pensato di rimanere Cormaiore, com’era durante il fascismo, né La Thuile è rimasta Porta Littoria. Ma ogni battesimo ha un destino, e Cervinia è Cervinia.
«I politici decidono senza chiedere niente ai residenti», spiega il grande alpinista Hervé Barmasse, che vive a Valtournenche. «Hanno riempito la montagna di cemento per anni: cambiare il nome alle cose non significa cambiare le cose. Il sabato e la domenica le strade si intasano di automobili che non si sa dove mettere, mancano i parcheggi, la viabilità è in sofferenza, i servizi sono mediocri. Qui manca la cultura della montagna che andrebbe insegnata a scuola, insieme al dialetto. E non per localismo: si tratta di radici».
Molti alberghi sono ancora chiusi, e in tanti si chiedono se un eventuale cambiamento del nome possa mandare in crisi non solo l’identità, ma tutto l’apparato turistico e commerciale che su quel nome si regge da quasi novant’anni. «Mi sembra una grossa cretinata». La signora Barbara Basso gestisce con la sua famiglia il centro di articoli sportivi “Adriano Sport” proprio sulle piste, in località Plan Maison. «Il negozio esiste da più di mezzo secolo, abbiamo borse, materiale, volantini, gadget, biglietti da visita, e tutto con la scritta Cervinia. Rifare, senza nessun motivo, costa un sacco di soldi. Qui in paese non è d’accordo nessuno. Soltanto cambiare i documenti porterebbe via un sacco di tempo: ma perché?»
Questo è un posto di larici, rododendri, mattoni e cemento. Famoso per il Lago Blu e per la pista del bob, oltre che per 350 chilometri di piste. Paolo Cognetti ci guida alla scoperta del vecchio/nuovo nome: «Breuil, in lingua patois significa conca acquitrinosa, cioè uno di quei pianori d’acqua ai piedi dei ghiacciai. A me sembra un toponimo molto bello. Penso che alla maggior parte dei valdostani, ma non ai residenti, farebbe piacere il ritorno a un nome in lingua. Credo che soltanto Cervinia e Aosta resistano, oggi, in italiano. Del resto, Cervinia non è un comune ma una frazione di Valtournenche. Gli abitanti si chiamano “valtornein”, come noi di Brusson siamo “breudzonet”. Quelli di Ayas sono “ayassin”, quelli di Cogne “cognein”. Le parole raccontano sempre qualcosa di più profondo».
Le parole si conficcano nella terra e nella neve come radici, e fanno viaggi lunghissimi. Nella conca ai piedi della piramide di pietra stanno attendendo non meno di 15 mila turisti e sciatori, che arriveranno dal ponte dell’Immacolata in avanti. Ma arriveranno dove? A Cervinia? A Le Breuil? A Breuil-Cervinia? Sembra una commedia di Achille Campanile.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-11-30 23:00:00 ,torino.repubblica.it