Il “popolo viola” torna in piazza a distanza di nove anni dall’ultimo presidio, per dire no all’ipotesi di Silvio Berlusconi nuovo presidente della Repubblica. L’appuntamento è nel tardo pomeriggio di martedì 4 gennaio a Roma, a Piazza Santi Apostoli. L’iniziativa viene messa in atto proprio nel giorno in cui il presidente della Camera Roberto Fico ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali: la seduta si aprirà lunedì 24 gennaio, alle 15, per eleggere il tredicesimo Capo dello Stato.
La candidatura di Berlusconi al Quirinale e il no del Pd
Una partita che ha registrato la discesa in campo dell’ex presidente del Consiglio, il quale punta a essere il candidato del centrodestra. Il nome di Berlusconi è indigesto al centrosinistra. Il segretario del Pd, Enrico Letta, lo chiarirà nella direzione in calendario il 13 gennaio quando, anzi, proprio in nome dell’unità, potrebbe chiedere al centrodestra di togliere quella candidatura dal tavolo. In questo contesto, prende forma l’iniziativa del popolo viola, il movimento politico apartitico che nel 2009 organizzò una manifestazione di piazza (“No B day”) per chiedere le dimissioni di Sivio Berlusconi, allora presidente del Consiglio.
Il ritorno in piazza del “popolo viola”
Ora il movimento torna in piazza, e nel mirino c’è ancora una volta l’ex presidente del Consiglio. «Eravamo convinti che il nostro compito di controllo democratico, con la condanna nel 2013 e la uscita di Berlusconi dalle istituzioni, fosse ormai terminato. Invece no, rieccoci qui, costretti a dover convocare un presidio…», ha spiegato Gianfranco Mascia, uno degli animatori del Popolo Viola sin dalle prime grandi mobilitazioni. L’iniziativa è stata lanciata, con annessa locandina, anche dalla pagina Fb, che è seguita da oltre 364mila persone.
L’ultimo presidio nove anni fa davanti alla Cassazione
La manifestazione avviene a nove anni di distanza dall’ultimo presidio. Nell’agosto del 2013 dopo sette ore di camera di consiglio la Cassazione confermò la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale nei confronti di Berlusconi. Davanti all’ingresso della Corte suprema, proprio un drappello del “popolo viola”.