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Data : 2024-04-08 14:23:08
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Le indagini della procura di Bari su presunti casi di voto di scambio e corruzione elettorale in città hanno mostrato come il contesto politico locale e regionale sia segnato da una consistente dose di trasformismo, al di là delle inchieste giudiziarie che devono ancora fare il loro corso. Con “trasformismo” ci si riferisce alla tendenza che hanno certi esponenti politici a cambiare con frequenza e disinvoltura schieramento.
Una politica coinvolta nell’indagine che ha indotto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ad avviare gli accertamenti per valutare se sciogliere o meno il comune di Bari per infiltrazioni mafiose è Maria Carmen Lorusso, consigliera comunale transitata dall’opposizione al sindaco del Partito Democratico Antonio Decaro al centrosinistra che lo sostiene. Lorusso era stata eletta consigliera comunale nel 2019 con una lista di centrodestra – “Di Rella sindaco” – in favore del candidato sindaco espresso da Forza Italia, Pasquale Di Rella. Poi, nell’aprile del 2021, Lorusso era passata in maggioranza come rappresentante di “Sud al Centro” in consiglio comunale.
Lorusso aveva in un certo senso seguito il percorso di suo marito, Giacomo Olivieri, avvocato piuttosto noto a Bari ed ex console onorario della Slovenia. Nella stessa inchiesta che riguarda anche sua moglie, Olivieri è accusato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari di avere pagato decine di migliaia di euro ai clan mafiosi di Bari (Parisi, Strisciuglio e Montani) per garantire i voti necessari all’elezione di Lorusso in consiglio comunale nel 2019. Olivieri aveva iniziato a fare politica nel centrosinistra, col Partito Popolare Italiano, per poi passare in Forza Italia, a sostegno di Raffaele Fitto, attuale ministro agli Affari europei nel governo di Giorgia Meloni ed ex presidente della Puglia. Il passaggio al centrodestra avvenne in quel caso a ridosso delle elezioni regionali in cui la riconferma di Fitto, presidente uscente, era considerata assai probabile. Vinse invece Nichi Vendola. E dieci mesi dopo, Olivieri tornò nel centrosinistra, con La Margherita – che nel 2007 confluì nel Partito Democratico appena nato – e decise di entrare così nella maggioranza del nuovo presidente di centrosinistra.
Si ricandidò sempre con il centrosinistra nel 2010, ma dopo avere abbandonato il suo nuovo partito. Nel 2009, infatti, Olivieri fece il terzo cambio di partito nell’arco di una sola consiliatura, aderendo all’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, firmando anche un contratto che prevedeva delle penali in caso di abbandono del gruppo. Ciononostante, dopo pochi mesi abbandonò l’Italia dei Valori, ricevendo peraltro dal tribunale di Roma un’ingiunzione di pagamento di 24.500 euro che avrebbe dovuto versare al partito di Di Pietro per avere disatteso l’impegno sottoscritto prima delle elezioni.
Entrò poi a far parte di un movimento politico locale chiamato “Moderati e popolari”, affiliato al Centro Democratico di Bruno Tabacci, per il quale uno dei dirigenti di “Moderati e popolari” si candidò, senza risultare eletto, alle politiche del 2012 per il parlamento. Olivieri decise invece di continuare a occuparsi di questioni locali. Nel febbraio di quell’anno l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano lo nominò presidente della società municipalizzata Multiservizi, che si occupa tra l’altro della manutenzione del verde urbano e della gestione degli immobili comunali. La sua gestione della società venne contestata dal centrodestra, e fu oggetto anche di indagini della Corte dei Conti, che nel 2021 condannò Olivieri a pagare un risarcimento per alcune anomalie riscontrate nell’affitto di un capannone da parte della Multiservizi a un costo troppo alto.
Poco dopo Olivieri fondò un nuovo movimento, “Realtà Italia”, e nel febbraio del 2014 si candidò alle primarie del centrosinistra per trovare il candidato sindaco. Arrivò secondo, sconfitto nettamente da Decaro. Alle elezioni comunali la sua lista ottenne comunque oltre 9.600 voti, eleggendo così 3 consiglieri nella maggioranza di Decaro. Se con Emiliano i rapporti rimasero sempre molto cordiali, col nuovo sindaco invece i rapporti si interruppero presto, specie dopo la scelta di Decaro di non rinnovare il mandato di Olivieri alla Multiservizi criticandone la gestione. Negli anni seguenti, Olivieri promosse campagne molto dure contro il sindaco, anche se il suo movimento “Realtà Italia” restò almeno formalmente all’interno della maggioranza in consiglio comunale.
La transizione fu completa in vista delle elezioni comunali del 2019, quando Olivieri decise di sostenere l’avversario di Decaro, il candidato del centrodestra Pasquale Di Rella, il quale ha a sua volta cambiato schieramento in modo abbastanza vistoso.
Di Rella era infatti un esponente importante del PD barese. Mentre era presidente del consiglio comunale, nel dicembre del 2017, non venne candidato per il parlamento alle successive elezioni politiche e per polemica decise di lasciare il partito. In consiglio comunale passò nel Gruppo Misto, e dopo si avvicinò sempre di più al movimento di Olivieri e al centrodestra. Nel febbraio del 2019 la sua candidatura fu sostenuta da Forza Italia alle primarie del centrodestra, che Di Rella vinse battendo i concorrenti della Lega (Fabio Romito) e di Fratelli d’Italia (Filippo Melchiorre). Alle comunali del maggio seguente, in cui fu confermato Decaro, la lista di Olivieri prese quasi 4.200 voti. Nella lista era candidata Maria Carmen Lorusso, che fu eletta consigliera comunale.
Dicevamo però che Lorusso nell’aprile del 2021 lasciò il centrodestra, entrando nella già ampia maggioranza in sostegno di Decaro. Lo fece diventando la capogruppo di “Sud al Centro”, un movimento fondato da Anita Maurodinoia, che poche settimane prima aveva dovuto però rinunciare al suo incarico di consigliera comunale perché era stata scelta dal presidente della Puglia Emiliano come assessora regionale ai Trasporti. Anche la storia di Maurodinoia, coinvolta a sua volta in un’inchiesta della procura di Bari per corruzione elettorale, rappresenta bene questa tendenza al trasformismo della politica pugliese.
Maurodinoia inizialmente faceva parte del “Movimento politico Schittulli”, una lista di centrodestra che nel 2015 avrebbe sostenuto la candidatura a presidente della regione di Francesco Schittulli. Nel novembre del 2014, però, in polemica con Schittulli stesso, Maurodinoia – allora consigliera comunale a Bari – uscì dal movimento e ne formò uno nuovo, sempre locale: “Sud al Centro”. Fu un’operazione rilevante, perché consentì a una parte di esponenti baresi vicini a Schittulli di avvicinarsi al centrosinistra e di sostenere la candidatura di Emiliano alle regionali del 2015.
Nel 2019, Maurodinoia fu confermata al consiglio comunale di Bari, ottenendo con la sua lista oltre 6.200 preferenze, e un anno dopo fu eletta invece in consiglio regionale nelle liste del PD con 19.700 preferenze. Poco dopo Emiliano la scelse come assessora ai Trasporti, e la cosa generò alcune polemiche politiche dovute al fatto che Maurodinoia all’epoca era imputata per corruzione insieme al marito Alessandro Cataldo. Furono poi entrambi prosciolti dal giudice per l’udienza preliminare. Adesso Maurodinoia è indagata in un’altra inchiesta per voto di scambio. Il 4 aprile scorso si è dimessa dal suo incarico di assessora regionale.
Anche Michele Emiliano, che il più importante esponente del PD pugliese, in passato si è fatto pochi problemi ad accogliere esponenti politici di provenienza varia. Magistrato per oltre un decennio a Bari, poi sindaco della città dal 2004 al 2014 e da allora presidente della regione, spesso ha fatto accordi politici con la destra e con il centrodestra. Nel 2015 Emiliano affidò il coordinamento delle liste civiche a sostegno della sua candidatura a Francesco Spina, che aveva un passato nell’UDC e poi in Forza Italia, e all’epoca era sindaco di Bisceglie e presidente della provincia Barletta-Andria-Trani per il centrodestra. Pochi mesi dopo, Spina passò al PD: e nel giro di poche ore, insieme a lui, presero la tessera del PD quasi tutti i componenti della sua giunta e della sua maggioranza comunale di centrodestra, oltre a varie decine di funzionari del municipio. Lo Huffington Post, che raccontò il caso, contò 363 richieste di adesione.
Nel settembre del 2018 Emiliano nominò assessore regionale all’Ambiente Giovanni Stea, esponente in consiglio regionale del movimento “Puglia Popolare” fondato da Massimo Cassano. La nomina sancì l’alleanza di Emiliano con lo stesso Cassano, storico dirigente del centrodestra pugliese, ex senatore di Forza Italia e nominato da Angelino Alfano sottosegretario al Lavoro nei governi di centrosinistra di Matteo Renzi e Paolo Gentiloni. Nel marzo del 2018 Cassano, ricandidato da Forza Italia, non venne eletto in parlamento. Pochi mesi dopo decise di passare con Emiliano, che nel gennaio del 2019 lo nominò commissario straordinario dell’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro (ARPAL). L’intesa venne poi confermata in vista delle regionali del 2020, quando Cassano sostenne la conferma di Emiliano con la sua lista “Popolare per Emiliano”.
In anni più recenti Emiliano ha parlato abbastanza apertamente dei suoi legami con esponenti del centrodestra e della destra pugliese. Nel 2021 fecero clamore le sue dichiarazioni di stima e di simpatia nei confronti di Pippi Mellone, sindaco del comune leccese di Nardò che era stato vicino al movimento neofascista CasaPound e che aveva partecipato a manifestazioni nostalgiche fasciste. Nel febbraio del 2022 Emiliano nominò assessore alla Sanità Rocco Palese, ex parlamentare molto vicino a Raffaele Fitto, di cui era stato assessore al Bilancio durante il suo mandato da presidente della Puglia. Nel 2010 Palese si candidò alla presidenza della Puglia e venne sconfitto dal candidato del centrosinistra Nichi Vendola.
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Il post dal titolo: Il problema del trasformismo nella politica pugliese scitto da il 2024-04-08 14:23:08 , è apparso sul quotidiano online Politica – Il Post dove ogni giorno puoi trovare le ultime notizie dell’area geografica relativa a Politica