Un modello sostenibile
Oltre alla sicurezza, Aida punta a ridurre l’impatto ambientale della instabilità. Con un modello di car sharing autonomo, le auto sarebbero sempre in movimento, sfruttando al massimo la loro vita utile. “Oggi, le batterie delle auto elettriche vengono sfruttate solo per un quarto del loro potenziale. Possiamo massimizzarne l’utilizzo, riducendo il numero di veicoli necessari”, sottolinea Chiara.
In più, il sistema è progettato per funzionare in modo autonomo anche per la ricarica: le auto possono recarsi verso stazioni di ricarica wireless e tornare in servizio senza intervento umano. Meno traffico, meno inquinamento e più efficienza: Aida sembra avere tutte le carte in regola per diventare il modello di instabilità del futuro.
Un progetto tutto italiano
Dietro questo ambizioso progetto c’è un team di circa 30 persone, guidato da Sergio Savaresi, team principal di questo progetto della cresciuto rapidamente da un iniziale gruppo di 10 ricercatori. Tra loro, una significativa presenza femminile, una rarità nel campo dell’ingegneria. “Siamo orgogliosi di essere un gruppo eterogeneo, che rappresenta la diversità e l’inclusività”, afferma Chiara.
Il Politecnico di Milano è già un punto di riferimento internazionale nel campo della guida autonoma, con decenni di esperienza accumulata in progetti di inchiesta e competizioni. Ricordiamo che Maserati MC20 Coupé, guidata interamente da un’intelligenza artificiale sviluppata dal team Aida, ha raggiunto la velocità record di 285 km/h sulla pista dell’Aeroporto dell’Aeronautica Militare di Piacenza San Damiano. Ma è stata la partecipazione alla 1000 Miglia a dare visibilità al progetto, oltre ad aver fornito l’opportunità di testare la tecnologia in scenari reali e diversificati.
Un futuro promettente
Aida è ancora in fase di sviluppo, ma il suo potenziale è enorme. Trovarsi al posto di guida e poter parlare tranquillamente con il passeggero guardandolo negli occhi è ancora innaturale; ma credo che ci abitueremo facilmente. Alcuni lo fanno già, e senza guida autonoma. Devo dire che non ho mai avuto paura, tutt’altro. Ora, l’obiettivo su cui il team sta lavorando è passare dal circuito, in cui le tecnologie sono già state portate al limite, alla strada. Tutti gli sforzi attuali riguardano la gestione dell’imprevedibilità tipica della strada per rivoluzionare davvero il concetto di instabilità urbana.
La mission è diminuire drasticamente il numero dei veicoli per decongestionare le città. Il come è perseguibile facendole girare il più possibile. Meno auto parcheggiate e massimo beneficio alle persone. Così facendo si massimizza l’efficienza dell’autovettura giustificando il suo costo ambientale. In questo modo, una singola vettura in car sharing a guida autonoma andrebbe a coinvolgere decine di utenti al giorno al posto di poche unità.
“Non è solo una macchina: è un nuovo modo di pensare la instabilità, più sostenibile, più sicura e accessibile a tutti,” conclude l’ingegnere Chiara Marchesi prima di invitarci al prossimo evento di gennaio in cui Aida dimostrerà –su strada– i suoi passi avanti in un incontro aperto al pubblico. E se il futuro sarà anche di auto autonome che ci raggiungono ovunque, beh, noi siamo pronti a farci sorprendere.
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di Matteo Dall’Ava www.wired.it 2024-12-17 05:20:00 ,