Il rebus dell’invasione delle gazze marine sulle coste italiane

Il rebus dell’invasione delle gazze marine sulle coste italiane

Il rebus dell’invasione delle gazze marine sulle coste italiane


Sembra esserci un rebus irrisolvibile attorno a quel piccolo uccello che ha la singolare livrea di un pinguino, ma rispetto al pinguino sa volare eccome, e che ha invaso – a cominciare da metà novembre – le coste italiane. Prima lo si vedeva raramente, una manciata di osservazioni all’anno, in particolare nel mar Ligure. Ma quest’anno la gazza marina, Alca torda il nome scientifico, una specie di abitudini pelagiche, abilissima nuotatrice, particolarmente ghiotta di acciughe, è quasi dappertutto. Al punto che gli ornitologi avevano segnalato già qualche settimana fa un “anomalo incremento delle osservazioni”, dapprima nelle regioni limitrofe all’area di svernamento, in Liguria, Toscana e Sardegna, e poi lungo tutto il Tirreno, dal Lazio alla Campania (a Napoli non la si vedeva da quasi un secolo), dalla Calabria alla Sicilia. Infine, eccola anche lungo le coste del Salento, tra Jonio e Adriatico. E segnalazioni sono arrivate anche dal Nord Africa e dalla Grecia.
Un fenomeno che è finito sulle pagine del New Scientist e che ha alimentato, e alimenta, il dibattito tra gli esperti.

Gli avvistamenti negli ultimi 10 anni fino a dicembre 2021 (www.ornitho.it)

Gli avvistamenti negli ultimi 10 anni fino a dicembre 2021 (www.ornitho.it

Già, perché tutt’a un tratto le gazze marine, che trascorrono le estati nell’Europa nord-occidentale, in Groenlandia e nell’America nord-orientale hanno iniziato a svernare così copiosamente in Italia, spostandosi verso est e occupando un’area così ampia? C’entra qualcosa il climate change? “Al momento possiamo solo formulare ipotesi, è complesso interpretare le dinamiche che determinano gli spostamenti degli uccelli marino-pelagici”, spiega Rosario Balestrieri, che con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e in collaborazione con la Lega Navale Italiana ha avviato un piccolo progetto di citizen science, invitando chiunque osservi una gazza marina in Italia a segnalarla attraverso un apposito form, per meglio comprendere le dimensioni del fenomeno. “Potrebbero incidere, certo, variabili come le condizioni meteo-climatiche e i fenomeni atmosferici estremi, che possono determinare una dispersione anomala degli individui, e naturalmente la disponibilità della risorsa ittica”, aggiunge. E in effetti molti, tra gli uccelli osservati, si sono mostrati particolarmente affamati.

“Alcuni – annota Balestrieri – cercavano addirittura cibo dalle persone, comportamento anomalo per un animale selvatico”. Di più: un’analisi preliminare degli esemplari rinvenuti decessi, circa una trentina, ha mostrato che si trattava di gazze marine denutrite, con un peso di circa la metà dei 700 grammi medi di un adulto sano. Possibile dunque che le gazze marine si stiano spostando in blocco perché c’è meno pesce?

Gli avvistamenti dell'ultimo periodo (www.ornitho.it)

Gli avvistamenti dell’ultimo periodo (www.ornitho.it

Carles Carboneras si occupa di migrazioni degli uccelli per la Royal Society for the Protection of Birds. “Credo sia ancora presto per dirci preoccupati, ma certo se il fenomeno dovesse ripetersi nei prossimi anni la situazione sarebbe complicata”, dice. “Il climate change influenza gli ecosistemi marini e, di riflesso, il riscaldamento delle acque può influire sulla disponibilità dei pesci”, annota però Letizia Carboni, che lavora al Marine and Environmental Sciences Centre di Lisbona. “Ma una migrazione di massa così anomala potrebbe anche essere causata dal disorientamento legato a una singola tempesta”, aggiunge. Sarà però importante comprendere, chiosa Carboni, “se ciò che stiamo osservando è un caso isolato o, viceversa, è sintomatico di un cambiamento più profondo in atto nelle aree marine in cui questa specie trascorre la stagione non riproduttiva. Bisogna stare attenti”.

E del resto studi recenti indagano le relazioni tra i cambiamenti climatici e le migrazioni degli uccelli marini: si segnala, tra l’altro, un lavoro dell’Università di Cambridge con l’Institute of Zoology dal titolo “Climate Change Vulnerability and Potential Conservation Actions: Seabirds in the North-East Atlantic”. Va comunque segnalato che non ci sono ricerche decisive particolarmente approfondite sulle gazze marine. E che l’aneddotica ricorda per esempio il caso di una diffusione anomala, nel 1986, nel golfo di Taranto, dove i pescatori iniziarono a ucciderle, vendendole per le vie della cittadina a pochi soldi. E, andando a ritroso nel tempo, nel 1953 c’è traccia di un boom di gazze marine in Toscana. Non è dunque da escludere a priori l’ipotesi di un fenomeno del tutto casuale.

Quel che è certo è che l’eccezionalità della presenza della gazza marina, insieme all’interrogativo di fondo che tinge di giallo questo scorcio d’inverno, sembra favorire un fenomeno già in crescita, il birdwatching, dando nuova linfa alla cosiddetta citizen science: sui portali di raccolta dati ornitologici si diventa protagonisti di uno studio condiviso, “al quale partecipa – rileva Balestrieri – anche chi non ha particolari conoscenze ornitologiche”.



Source link
[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-17 05:29:26 ,

www.repubblica.it

[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-17 05:29:26 ,
Il post dal titolo: Il rebus dell’invasione delle gazze marine sulle coste italiane scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-17 05:29:26 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue

Previous Concorso per 1 dirigenti medici (emilia romagna) AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE DI MODENA

Leave Your Comment