Il primo s del Parlamento alla riforma voluta con forza dai leghisti nasconde pi di un dubbio nella maggioranza: ecco tutti i nodi da sciogliere
L’ aggettivo storico risuona ripetutamente, nei commenti dei capi leghisti. Con qualche ragione.
La prima approvazione, in Senato, della riforma sull’autonomia differenziata delle regioni avviene nella scia dei referendum di Lombardia e Veneto nell’ottobre 2017;
e di un’affermazione trionfale contro il cosiddetto centralismo romano che fu considerata come il surrogato di una secessione impossibile. Ieri, invece, il s arrivato con rassicurazioni sulla tenuta del Paese. Di pi: come un puntello che la aiuter.
Servir anche a controbilanciare l’elezione diretta del capo del governo, precisano dalla Lega;
insomma, a limitare un premierato che a occhio rafforzerebbe soprattutto Giorgia Meloni. una rilettura in chiave nazionale dell’autonomia, che stata un po’ sgualcita dallo sventolio nell’aula parlamentare di una bandiera della Liga Veneta; e contraddetta dal coro delle opposizioni che hanno intonato l’Inno di Mameli, accusando la premier di avere svenduto l’unit d’Italia sull’altare dell’alleanza con il partito di Matteo Salvini. Ma lo ha cantato anche la maggioranza, a conferma di una riforma che ognuno tende a leggere in modo diverso; e che viene intossicata inevitabilmente dai veleni elettorali. Si mescolano col ricordo del 2001, quando fu la sinistra a far passare la prima…
Author: Massimo Franco
Data : 2024-01-24 06:42:31
Dominio: www.corriere.it
Leggi la notizia su: Corriere.it – Politica
LEGGI TUTTO